Caldo e cimici si mangiano metà frutta della Marca
Produzioni in calo fino al 50 per cento: male albicocche, mele, pere e kiwi Coltivatori sul piede di guerra: «La grande distribuzione non ci paga il giusto»

«Strozzati dalla grande distribuzione»: il letale mix di avversità climatiche (gelate primaverili e siccità estiva) e aggressività commerciale dei grandi marchi di distribuzione ha messo in ginocchio i coltivatori trevigiani, secondo quanto denunciato ieri dai frutticoltori di Confagricoltura Treviso. Estate da dimenticare e conti in rosso: la calura estiva, collegata alla scarsità di precipitazioni, ha generato un aumento di circa il 20 per cento dei costi di produzione, legati soprattutto al gasolio necessario ad alimentare le pompe per l’irrigazione.
Caldo e cimici.
«Peccato che a quel 20 per cento siano corrisposti, al contrario, prezzi irrisori da parte della grande distribuzione, con ricarichi molto forti sugli scaffali» denuncia Stefania Kofler, presidente frutticoltori Confagricoltura Treviso, «il caldo incessante sta peggiorando una situazione già molto critica, si sono verificati danni da cracking dovuti al grado zuccherino dei frutti e dal persistere di questa ondata di caldo abnorme, che fa maturare i frutti in maniera troppo veloce, e dalle quantità di acqua che dobbiamo dare alle piante per evitare la moria». Che sia un anno complicato lo conferma uno dei produttori di ciliegie e albicocche di Montebelluna, Domenico Marcolin: «La produzione è stata quasi azzerata. Io ho perso il 90 per cento delle ciliegie a causa della brinata, ma anche il kiwi ha sofferto, in zona Montebelluna, le bizzarrie climatiche. E come se non bastasse, c’è stata anche la cimice asiatica», che con queste temperature africane continua a proliferare. Si può combattere soltanto con le reti anti insetti, finora poco efficaci: insistere con i pesticidi rischia di lasciare tracce di prodotti chimici superiori ai limiti consentiti per legge.
Prezzi da fame.
La denuncia di Confagricoltura è supportata dagli esempi di prezzo relativi alle ciliegie di medio calibro, fiaccate da siccità e brinate: la grande distribuzione ha pagato 2 euro un chilo di ciliegie, il cui costo di produzione è stimato tuttavia attorno ai 3 euro. Casi simili per le albicocche, dai 20 ai 30 centesimi al chilo per le varietà precoci rivendute poi in un supermercato del centro di Treviso a 2,29 euro (per non parlare delle varietà tardive, balzate a 3,98 euro). Se la sono cavata meglio degli altri i produttori di mele Gala: 66 centesimi al chilo a fronte di un costo di produzione di circa la metà. Il ricarico da parte della grande distribuzione, poi, porta le stesse mele a costare 1,75 euro in centro a Treviso.
Grande distribuzione.
Com’è possibile che in un’annata sfortunata, con quantitativi ridotti in alcuni casi della metà, i prezzi pagati ai coltivatori siano inferiori rispetto agli anni scorsi? «Il problema è che i prezzi li decide la grande distribuzione», spiega Kofler, «che compra grandi quantità di merce a cifre irrisorie, quindi le quotazioni non sono legate all’andamento climatico. Quest’ultimo, semmai, si riflette nel prezzo fatto al consumatore finale. Quest’anno è stato drammatico, tra di noi se l’è cavata un po’ meglio chi, accanto alla produzione, ha anche un punto di vendita diretta, che garantisce margini maggiori». Il rapporto con la grande distribuzione è teso anche per un altro ordine di motivi: i coltivatori non sanno con precisione quando saranno pagati, e in che percentuale rispetto al totale.
(a.d.p.)
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