Caccia al committente del Fregio

Il prof Bordignon rivela i proprietari di Casa Marta quando fu realizzata l’opera attribuita a Giorgione 
castelfranco, fregio casa di giorgione - Particolare del fregio di Casa Giorgione attribuito al pittore
castelfranco, fregio casa di giorgione - Particolare del fregio di Casa Giorgione attribuito al pittore

CASTELFRANCO. Certezze poche, dubbi tanti, mistero fittissimo e fascino sempre più intrigante per il Fregio di Casa Giorgione, attribuito al maestro rinascimentale nel 1715 da Nadal Melchiori. Emblema della «cultura umanistica dominata dall’esaltazione della ratio e della virtus di fronte al potere sovvertitore del tempo», come lo descrisse nel 1966 il prof castellano Adriano Mariuz? Messaggio «in chiave astrologica, collegato alla presenza a Treviso di Giovan Battista Abioso», come precisò nel 1978 Manlio Pastore Stocchi, una lettura poi ampliata da Augusto Gentili nel 1999? Oggi a indagare sul Fregio che corre lungo la parete della sala principale del primo piano di Casa Giorgione è il prof Elia Bordignon Favero, docente universitario in pensione. Non convinto della mano del pittore castellano dietro all’affresco, si è messo a cercare tra le carte degli archivi storici i proprietari di Casa Marta Pellizzari, ora Museo Giorgione, al momento della realizzazione del Fregio stesso. Ha sfogliato documenti conservati a Castelfranco e negli archivi di Stato di Bassano e Treviso ricostruendo i passaggi di mano della dimora. Un lungo e paziente lavoro, ripercorrendo il tempo a ritroso fino ad arrivare a quegli anni a cavallo tra il 1400 e il 1500 in cui venne realizzato il Fregio. «Conoscendo i proprietari e il loro milieu», osserva Bordignon, «si può risalire all’autore dell’affresco». Che, a suo dire, difficilmente è Giorgione, non appartenente alla cerchia degli Almerigo de Castelli, gli allora abitanti della dimora. «La casa divenne proprietà Marta il 17 novembre 1575», racconta il suo viaggio nelle carte, «quando Giacomo la comprò dal notaio trevigiano Gerolamo Bavaria, a cui passò alla morte della moglie, vedova di Girolamo fu Francesco Orefice». Quest’ultimo, fabbricatore di collane d’oro per gli ebrei, l’aveva acquistata dai fratelli Avogadro, figli di Alvise che ci abitava nel 1554. A lui era arrivata dagli Almerigo de Castelli. Ed ecco la famiglia ghibellina proprietaria ai tempi del Fregio. Contava dottori laureati a Padova in arti e medicina e nella sua cerchia non vi sarebbe stato Giorgione. Da qui i dubbi di Bordignon sul fatto che gli Almerigo avessero commissionato il Fregio al maestro. Un caso, quello dell’attribuzione, che si riapre.

Alessia De Marchi

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