Bruno Barel e il futuro «Vittorio deve rottamare i volumi dismessi e puntare sui giovani»

L’INTERVISTA
C’è Bruno Barel, leader della società “Numeria”, che opera nell’immobiliare, dietro l’affare ex Carnielli? «E’ la prima che sento» risponde l’avvocato. «Numeria è interessata all’investimento Milanese». Si tratta dell’ex fabbrica che in via Cansiglio verrà trasformata in un supermercato e in un centro di medicina. Ma sulla ex Carnielli Barel ha le idee chiare. Tanto chiare che viene spontanea la domanda: ma non ha intenzione di candidarsi a sindaco? «La mission che mi sono dato è del tutto diversa».
Sabato il Consiglio comunale discuterà del nuovo piruea Carnielli. Il Comune anticiperà la bonifica dal cromo e dall’amianto.
«Il Comune fa bene, se il privato al momento non è nelle condizioni di bonificare. Poi si rivarrà».
La bonifica complessiva costa oltre un milione e 600 mila euro.
«I vittoriesi non perderanno un euro, stiano tranquilli. L’ex Carnielli è uno scheletro che va rottamato. Ce ne sono molti altri in città, questo però insiste nel cuore, là dove ci sono i polmoni».
Rottamarlo che cosa significa?
«Fare tabula rasa. Costituirebbe già un valore aggiunto per tutto il quartiere. Ne acquisterebbero i palazzi che ci sono intorno. Siamo vicini al Meschio. Dall’altra parte ci sono gli impianti sportivi. Il quartiere è attraversato da una delle piste pedonali più frequentate della Regione».
Ma quel vuoto verrà riempito di nuova residenza, di un supermercato, di una piazza.
«Certo, la proprietà dovrà pure rientrare del suo impegno economico. Ma non basta riempire il contenitore di chicchessia. Vittorio Veneto è una città anziana che ha bisogno di rigenerarsi. Può farlo, considerata la sua attrattività ambientale, accogliendo famiglie giovani, quelle che amano la sostenibilità. E’ dotata di una zona industriale che mette a disposizione le industrie più performanti. E sostenibili; apprezzate in tutto il mondo. Vittorio, dunque, può attrarre giovani da ogni parte del mondo. L’ex Carnielli va riprogettata in questa prospettiva».
I contenitori vuoti sono numerosi.
«Tanti vanno rottamati. Si pensi alla Cerruti, nel contesto stupendo in cui è inserita dopo la stretta di Serravalle; rottamiamola».
La sua società non è interessata neanche alla Gotti e alle altre ex caserme?
«Mi sono informato se alcuni complessi avrebbero potuto essere trasformati in alberghi. Gli esperti mi hanno risposto che a Vittorio al momento non c’è mercato. Ma in futuro deve diventare la città del turismo sostenibile».
Le 130 aziende dell’area industriale sono un problema o un’opportunità?
«Abbiamo il meglio dell’industria. Da anni produciamo resistenze per i missili, ad esempio. Le nostre industrie possono essere una nuova attrazione che richiama appassionati della cultura tecnologica da tutto il mondo».
Ma l’arredo esterno lascia a desiderare.
«Ecco perché ho invitato alcuni industriali ad adottare un’aiuola. Alcuni hanno già accettato. Vedremo presto un bellissimo giardino».
Quindi lei consiglia una simbiosi più efficace tra l’area industriale e la città?
«Certo che sì. Magari anche con luoghi – chiamiamoli laboratori – di alta professionalizzazione, di specializzazione».
Dunque è da escludere un suo impegno politico?
«Ci sono tanti modi di servire la città». —
Francesco Dal Mas
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