Bosco verticale, giù il muro Restera “orfana” dei graffiti

Erano diventati una caratteristica della passeggiata dei trevigiani lungo il Sile Il successo delle tre “torri verdi” ha richiesto il sacrificio. Ma restano altre opere



E una bella notte la ruspa colpì in Restera, a cancellò ogni traccia di colore e di sogno da quei muri troppo a lungo “tristi”.

No, non è l’attacco di un libro giallo ambientato in Restera, anche se le vittime ci sono eccome. Qualcuno ricorderà che, qualche anno fa ,iniziarono ad apparire, nel primo tratto di Restera, quello dal Ponte dea Goba fino alla prima curva della ciclopedonale, graffiti e figure che erano un trionfo di colore. Così, la sera, quella che era stata a lungo una delle strade più a rischio della città, diventò, alla luce dei lampioni, una favola narrata con figure coloratissime. Ora a chiedere il sacrificio, ampiamente previsto, è stata la prossima costruzione delle tre torri del “Bosco Verticale”, sull’esempio di quelle milanesi, progettate dall’architetto Stefano Boeri. Le torri, costituite da appartamenti le cui pareti esterne ospitano una vera e propria selva vegetale, si dice abbiamo avuto un grande successo già sulla carta e che siano per più della metà già vendute. Il tratto interessato del lungoSile in cui è stato abbattuto il muro perimetrale, in questi giorni è interdetto al traffico pedonale e ciclistico (gli unici consentiti) e verrà riaperto solo il sabato e la domenica. Ma i poeti dell’affresco urbano, penetrando di notte, hanno strappato le ultime immagini fotografiche di quelle pitture murali. Quelle che vedete qui sopra. Abbattuto anche il tratto in cui era stata scritta una poesia sulla Restera di Ernesto Calzavara. Salvi, infine, gli ultimi affreschi, in stile Collezione Salce, realizzati nella scorsa primavera nel corso del festival Antropica, promosso dall'associazione La Pulperia presieduta da Michele Zappia.

«Sapevamo che sarebbe andata così e, probabilmente, anche gli affreschi realizzati la scorsa primavera e che accompagnavano come uno street museum la passeggiata salutare dei trevigiani, faranno la stessa fine non appena la voglia di abitare in Restera avrà nuovamente travolto i trevigiani - dice Zappia - Certo sarebbe bello poterli salvare, ma siamo contenti di aver contribuito alla riscoperta e all’abbellimento di un percorso che per i trevigiani, nel tempo, era diventato solo una stradina per imboscate ladresche e sessuali. Abbiano insomma messo il nostro mattoncino per una buona causa. Probabilmente torneremo a decorare altri muri in Restera questa primavera. Il destino della street-art non è l’eternità ma la gioia di chi vede». —



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