Bosco abbattuto dalla Sis pronti due esposti penali

Altivole. La famiglia Piccolotto si appella alle procure di Vicenza e Treviso «Esproprio comunicatoci quando le ruspe erano già in azione nell’area»
Ferrazza Altivole cantiere Pedemontana prorietà Osvaldo Piccolotto
Ferrazza Altivole cantiere Pedemontana prorietà Osvaldo Piccolotto
ALTIVOLE. Un’entrata in possesso illegale quella avvenuta per mano della Sis nei terreni di Piccolotto a San Vito, su cui passerà il tracciato della superstrada Pedemontana. E ciò potrebbe comportare il sequestro penale preventivo dell’area, con il conseguente blocco dei lavori. Ne è convinta la famiglia Piccolotto che ha dato mandato agli avvocati padovani Giorgio Destro e Serena Pomaro di valutare se nel comportamento tenuto da Spv nelle fasi del blitz avvenuto il 16 gennaio scorso siano ravvisabili elementi di responsabilità penale a carico della società. Da un primo esame della documentazione fornita si rilevano fatti suscettibili di indagini da parte della Procura della Repubblica sia di Vicenza, visto che il decreto di esproprio è stato firmato in Cassola dal direttore tecnico Svp Giovanni Salvatore D’Agostino, sia di Treviso, luogo in cui e avvenuto quello che in termine giuridico si chiama lo spossessamento. A giorni verrà depositata nelle rispettive procure un dettagliato esposto con riserva di costituzione di parte civile da parte della famiglia Piccolotto. Il tutto gira intorno alla mancata comunicazione ai proprietari del bosco prima che le ruspe penetrassero all’interno. La relativa documentazione è partita solo il giorno stesso dell’esproprio, alle 15. 32 per l’esattezza, come testimonia il timbro postale sulla raccomandata, quando invece gli operai avevano tagliato due tratti di recinzione un’ora e mezza prima. Impossibile per i Piccolotto venire a sapere quanto era stato deciso probabilmente nei giorni precedenti, anche al fine di cautelarsi di fronte alla legge, chiedendo una sospensione. Sono venuti a conoscenza di quell’atto solo il 19 gennaio, venerdì, quando ormai le ruspe e le motoseghe erano già entrate in azione. Ci sarebbe anche qualche problema sulla documentazione circa la proprietà presentata dalla Sis per intervenire. La famiglia Piccolotto non ha mai accettato alcun tipo di compromesso bonario con Spv, tutt’altro. Sia Giuseppe che il figlio Osvaldo si sono sempre opposti al passaggio della superstrada sui loro terreni. Osvaldo è tra i consulenti tecnici di molti ricorsi contro l’infrastruttura, ritenendola non sostenibile economicamente, ma soprattutto valutando che la sua costruzione sia stata avviata senza che ce ne fossero i presupposti. Quello che i Piccolotto definiscono un blitz ha prostrato Giuseppe, 81 anni, che si è visto distruggere il bosco dedicato alla moglie Speranza, con un sapiente lavoro durato vent’anni. «Non è certo facile per lui accettare quello che è avvenuto», commenta il figlio Osvaldo, «cacciato da un terreno a cui aveva dedicato tanto impegno».


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