Bollicine e bancarotta Inflitti 8 anni di carcere

Due condanne per il dissesto della società vinicola “Cantina srl” di Vidor L’accusa: aver fatto sparire oltre cinque milioni di euro prima del fallimento
Di Serena Gasparoni

VIDOR. Otto anni e mezzo di carcere e un milione di euro a titolo di risarcimento.

Si è concluso ieri con due condanne e un’assoluzione il procedimento nei confronti dei vertici dell’azienda vinicola Cantina Srl (dichiarata fallita nel 2010), vertici che erano accusati di bancarotta fraudolenta in concorso per aver portato la società al fallimento. Alla sbarra erano finiti in tre. Il giudice ha stabilito una condanna a 3 anni di carcere per Bruna Giuseppina Berardi, 5 anni e 6 mesi per il marito Cesare Grossi. Per loro il collegio dei giudici del tribunale di Treviso ha fissato inoltre una provvisionale a titolo di risarcimento da un milione di euro da versare alla parte civile, il curatore del fallimento della società, rappresentato dagli avvocati Fabio Pinelli e Alberto Berardi. Barbara Ranieri, la terza imputata, è stata assolta per non aver commesso il fatto. Secondo la Procura di Treviso i condannati si sono intascati oltre cinque milioni e mezzo di euro. Un mare di soldi, drenati dall’azienda vinicola “Cantina Srl” sull’orlo del fallimento. Come se non bastasse, ci sarebbero anche circa 17,5 milioni e mezzo di euro di fatture relative a operazioni inesistenti, emesse nel triennio 2006-2008 allo scopo (sempre secondo la Procura della Repubblica di Treviso) di evadere l’Iva.La società Cantina Srl, già Aziende Agroindustriali Conti Bernardi Srl, era stata dichiarata fallita dal Tribunale di Treviso il 9 giugno del 2010. Secondo l’accusa formulata dalla Procura, i tre imputati avrebbero «distratto» al fallimento la somma di 1.015.000 euro tramite anticipi effettuati nel 2007 a favore di Cesare Grossi. A motivare questa uscita superiore al milione di euro erano stati presunti «acconti per immobilizzazioni» che, secondo la Procura, non avevano alcuna giustificazione. L’operazione di “drenaggio” più consistente, secondo l’accusa, riguarda quattro milioni e mezzo di euro sottratti all’azienda sull’orlo del fallimento tramite anticipi all’azienda agricola di Cesare Grossi, e successivamente cedendo parte del credito (oltre 2,2 milioni di euro) alla società Collina Srl, riferibile anch’essa a Bruna Bernardi e Cesare Grossi. Infine, sempre secondo le contestazioni mosse dal pubblico ministero, i tre amministratori avrebbero aggravato lo stato di dissesto della società evitando di chiedere il fallimento, nonostante alla chiusura del bilancio 2008 l’azienda vitivinicola segnasse già un passivo di oltre 2,7 milioni di euro. Per questi fatti i due ex titolari sono stati ritenuti responsabili, stabilendo per loro, oltre alle condanne anche il risarcimento milionario. Assolta invece la terza imputata che secondo la Procura non avrebbe partecipato in alcun modo al dissesto della società.

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