«Bernini, l'ultimo cavallo di razza»
Il ricordo di Dino De Poli, amico-rivale nella Dc

Dino De Poli è il presidente della Fondazione Cassamarca di Treviso
TREVISO.
«Bernini è stato un politico capace e un uomo straordinario. La sua scomparsa è una grande perdita per la storia dei partiti in Veneto. La nostra comune passione per la Dc ci ha fatto percorrere fino a un certo punto la stessa strada, poi ci siamo divisi: io con la sinistra del partito, lui con Bisaglia e i dorotei. Ma non per questo ho smesso di apprezzarlo e seguirlo nella sua carriera. La sua coerenza politica, in fondo, non è mai venuta meno, da Bisaglia fino a Rotondi».
L'avvocato Dino De Poli, presidente di Fondazione Cassamarca, giovane leone della sinistra Dc della Marca trevigiana nel dopoguerra, ricorda così la scomparsa del «vecchio compagno di viaggio» Carlo Bernini, morto a 74 anni a Castelfranco nella notte a cavallo dell'anno nuovo.
Per un ventennio Bernini è stato il «Doge», ossia il politico più potente del Veneto: nel 1960, a soli 24 anni, assessore provinciale a Treviso; a 35 anni presidente della Provincia, tra il 1971 e il 1980; a 44 anni presidente della Regione Veneto, nel periodo tra il 1980 e il 1989; poi il salto a Roma per fare il ministro dei Trasporti per due mandati, chiamato da Andreotti. Una ascesa impressionante fino al terremoto del 1992, con la Dc travolta da Tangentopoli e il progressivo appannarsi del suo astro. «La sua è comunque stata una storia brillante, che ho ammirato pur da lontano», sottolinea De Poli, altro cavallo di razza della Dc del dopoguerra: dal 1949 vicedelegato degli studenti della Giac trevigiana, alla fine del 1952 di stanza a Roma come vicedelegato centrale degli studenti durante la presidenza di Mario Rossi, quindi fulcro nella Dc veneta fino a divenire deputato nella quinta legislatura dal 1968 al 1972, poi potente presidente di Cassamarca spa dal 1987 al 2000 e da quell'anno ad oggi presidente di Fondazione Cassamarca.
Storica fu la lite, tra De Poli e Bernini, ai tempi della loro rottura «ideologica»: De Poli duro con la sinistra della Dc, Bernini a fare il salto con i dorotei e Bisaglia. Per un pezzo non si parlarono, le loro storie si allontanarono. Ma oggi spicca il ricordo, commosso, dell'antico sodalizio. «Sì, ho bei ricordi della nostra giovinezza politica, degli anni di condivisione delle stesse passioni, quando lavoravamo insieme - racconta De Poli - Anni di energia e speranze. Carlo era un uomo volitivo, intraprendente. Erano anni belli, quelli del dopoguerra - continua De Poli - Allora c'era la bella politica, quella che oggi forse è il caso di rimpiangere, da una parte la Dc, dall'altra il Pci. A un certo punto forse non ci siamo più capiti, ma non ho mai smesso di apprezzare la netta ascesa di Carlo, il suo lavoro a più livelli, e in più campi, un lavoro che oggi mi fa dire che la sua è una grande perdita. E anche se negli ultimi anni si era allontanato dalla politica attiva, alla fine si può davvero dire che nel suo cuore la fedeltà per le ragioni della antica Dc è rimasta intatta, anche se sono cambiati i simboli e gli uomini. Ci mancherà molto».
Piange Carlo Bernini anche la Fondazione Canova di Possagno, di cui l'ex ministro fu presidente.
I funerali di Carlo Bernini sono stati fissati per domani mattina alle 11 in cattedrale ad Asolo.
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