«Beltrame e Filippini, la mente e il braccio che hanno fatto grande l’Italia nel mondo»

Il ricordo di Davide Paolini, giornalista e gastronomo: «Un binomio straordinario, erano perfettamente complementari» 

L’OMAGGIO

«Non c’è alcun dubbio sull’importanza di Arturo Filippini per la storia della cucina italiana del secondo Novecento: non è stato solo un ambasciatore, Alfredo e lui hanno letteralmente rilanciato la cucina italiana nel momento peggiore, fra gli anni ’70 e ’80, quando era scomparsa». Davide Paolini, il “Gastronauta” giornalista e gastronomo, non ha dubbi. E sul piatto mette anche i suoi 8 anni trevigiani, quando lavorava per Benetton Group. «L’ho scritto nel mio libro “Il crepuscolo degli chef”, in quegli anni bui la nostra cucina era scomparsa, sopraffatta da altri paesi. La cucina Italia era rimasta solo per gli emigranti. Ed ecco che sono apparsi Alfredo e Arturo, con l’intuizione del Toulà, che ha esportato cucina di altissima professionalità in tutto il mondo»

Quanto ha inciso il ticket con Alfredo Beltrame?

«Erano un binomio straordinario, perfettamente complementari. Pionieri, anfitrioni, intrattenitori, uomini di sala con modi diversi ma che si integravano perfettamente. Uno certo la mente, l’altro un braccio operativo eccezionale».

E arrivarono a 12 locali nel mondo, dalla Finlandia alla Cina, da Montecarlo al Canada, dal Giappone alla Germania. Partendo da Jesolo, Treviso e Cortina. Glocal, in quei tempi.

«Magari in modi diversi, ma avevano entrambi coraggio e arditezza. Avevano visto lontano, e giusto. E in quella fase storica la loro scommessa è stata determinante. E se dobbiamo dirla tutta, nessuno dopo di loro ha saputo aprire così tanti locali nel mondo, mai».

Ma la cucina italiana saprà riconoscergli questo ruolo determinante? Di fatto il Toulà ha portato davvero la cucina povera valorizzata e rilanciata da Mazzotti e Maffioli sulle più prestigiose tavole del mondo.

«Credo sia doveroso che la cucina italiana riconosca ad Afredo e a lui questo merito straordinario, decisivo per i fasti successivi e di oggi. E ripeto, quello che hanno fatto loro precede poi la missione di ambasciatori della nostra miglior cucina nel mondo»

C’è un aneddoto che ricorda volentieri di Arturo?

«Moltissimi, con lui, e in diversi locali, da Cortina a Ponzano. Come Alfredo, mi raccontava mille episodi dei suoi banchetti, non solo dei vip. E quante leggende circolavano, negli anni ’80, su star e regnanti e che sbarcavano a Ponzano e che requisivano tutto l’albergo, che allora era in posizione perfetta alle spalle di Venezia e assicurava discrezione. Invece l’ultima volta che ero stato in via Collalto, a novembre, si parlava di eventi, di appuntamenti per quest’anno, e mi pareva non avesse affatto perso la voglia di fare che lo ha sempre contraddistinto. Ma l’avevo visto meno propenso a ricordare il Toulà e i vecchi tempi, ho avuto la sensazione che per lui quella storia fosse chiusa, ho avvertito per la prima volta una sorta di dispiacere».

Strano, per uno come lui.

«E infatti la cosa mi aveva molto colpito. Mi sono detto che aveva capito che quella storia era alle spalle, dopo mezzo secolo. Ci eravamo detti che ci saremmo risentiti la prossima volta che sarei venuto a Treviso, la notizia della sua scomparsa è una perdita gravissima per tutti, non solo per il mondo della cucina e della ristorazione, e lo dico avendo vissuto a Treviso per molti anni. È stato un grandissimo»

E intanto, la città continua a rendergli omaggio, e a rivivere il suo percorso quasi sessantennale. E spuntano mille storie: pare sia stato il conte Caballini di Dersut a offrigli la sede del ristorante in via Collalto, mentre furono i vip trevigiani a decidere le prime location della catena Toulà. Prima spinsero per Jesolo, per mangiar bene d’estate, poi a Treviso per il rientro autunnale, infine per Cortina d’inverno, dopo le sciate.

Morale, fra 1961 e 1963, in concatenazione, nacque il primo asse del Toulà, assecondando le destinazioni vacanzieri dei benestanti trevigiani di allora. E a Jesolo in largo Tempini il primo locale poi Toulà nacque in piena zona movida vicino alla pineta.

Andrea Passerini

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