Bebe, sogno olimpico «Corro con le protesi come fa Pistorius»

MOGLIANO. A Rio come Pistorius: l'ultima sfida di Bebe è tornare a correre e gareggiare nell'atletica leggera. La tedofora moglianese guarda alle olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016 con un sogno che è una nuova sfida. Proprio mentre il campione sudafricano Oscar Pistorius, celebre per le sue protesi tecnologiche in carbonio alle gambe ottiene, da atleta paralimpico, una storica partecipazione alle Olimpiadi, la quindicenne moglianese confida di poter seguirne le orme. «È stato lui a dirmi: ma perchè non vieni a correre con me? - spiega Beatrice Vio che ha conosciuto Pistorius nel 2009 alla Family Run di Mestre – Solo se tu mi affronti in un assalto di scherma, ho risposto io». Così è nato tutto e Bebe ha già fatto delle prove con lame in carbonio speciali per la corsa stupendo tutti. La ragazza colpita da una grave setticemia che nel 2008 costrinse lo staff medico dell'ospedale di Padova ad amputarle braccia e gambe, in attesa di rappresentare l'Italia alle prossime paralimpiadi di Londra come tedofora, pensa già dunque alle competizioni di Rio 2016. Seduta in carrozzina, la tenacissima Bebe ha già stupito tutti arrivando al secondo posto in una prova di coppa del mondo. Ancora under 20, la quindicenne moglianese con il suo fioretto è una mina vagante degli assalti paralimpici. Tra un allenamento e l'altro, rimanendo sempre testimonial dell'associazione Art4Sport che segue con la sua famiglia, ha trovato anche il tempo di prepararsi alla corsa con Pistorius. Su una pista rossa a Trieste un mese fa ha provato due speciali protesi in carbonio. È andata così bene che il tecnico della nazionale di atletica paralimpica Alessandro Kuris l'ha notata e l'ha invitata a partecipare ad uno stage in autunno. «Ha fatto una breve corsa anche allo stadio di Mogliano» racconta la mamma Teresa Grandis. Intanto a Londra, dopo una mobilitazione che ha coinvolto anche i lettori della Tribuna e che è arrivata fino al parlamento europeo con il sostegno di 113 deputati, Bebe ci sarà comununque. Sarà tedofora e di certo tiferà per lui: «E' un grande» racconta «vuole sempre andare oltre. E poi lo ringrazio, perché mi ha spiegato alcune cose, che se voglio essere un atleta devo mangiare poca cioccolata». Scherza con simpatia, e sull'utilizzo delle nuove protesi già a Londra per ora frena: «Eh, mi piacerebbe. Ma 400 metri sono lunghi. Poi se cado, sai che figura...». Se cade, sappiamo comunque, che come sempre, si rialzerà.
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