Bcc, un nuovo terremoto fuori il revisore dei conti

VEDELAGO. Non è certo stata una passeggiata la riunione del consiglio di amministrazione del Credito Trevigiano, convocata dal presidente Paolo Cavasin alle 17 di ieri in villa Emo. «Sarà un incontro veloce», aveva preventivato il nuovo numero uno della Bcc dopo la cacciata di Nicola Di Santo, «Una formalità: nomineremo i quattro soci che andranno a sostituire i dimissionari». Così non è stato, il dibattito si è protratto, i nominati sono stati solo due e c’è stata una nuova resa dei conti: le dimissioni di Eugenio Visentin, il presidente del collegio dei sindaci. Il telefonino diPaolo Cavasin ha continuato a suonare a vuoto fino a tardi: niente dichiarazioni senza rete, ogni parola pesata e concordata con gli ispettori di Banca d’Italia. La posizione ufficiale affidata a uno stringato comunicato.
I nominati. Bruciata la candidatura di Mario Parisotto, il veterinario che nel 2001 aveva sfidato senza successo Nicola Di Santo per la conquista della presidenza dell’istituto di credito, il cda ha fatto due nomi. Nel consiglio entrano Antonio D’Alba, 55 anni, di Castelfranco direttore del dipartimento di prevenzione dell’Usl 8, e Luca Marotta, 46 anni, avvocato di Coste di Maser. «Questo passaggio», le parole ufficiali di Cavasin, «va nella direzione di un impegno di rinnovamento del consiglio di amministrazione, nell’ottica della differenziazione professionale e territoriale che correttamente devono essere rappresentate dagli amministratori». Fin qui tutto come previsto, o quasi.
La resa dei conti. Lo scossone arriva con le dimissioni, - “guidate” - di Eugenio Visentin dall’incarico di presidente del collegio dei sindaci. L’ufficialità giustifica la scelta «in virtù dell’auspicato ricambio degli organi di governo». L’interessato, nella bufera per l’analogo incarico rivestito all’interno del Maglificio Montegrappa di Caerano (a cui la banca ha rinnovato un maxi fido da 1,6 milioni di euro prima del concordato fallimentare), parla di senso di responsabilità. «È questo», dichiara, «che mi impone di non offrire ulteriore occasione a chi evidentemente non ha a cuore l’interesse della banca, per arrecarle ulteriore pregiudizio tramite ingiustificati attacchi personali. Al tempo stesso è sempre la responsabilità che avverto nella funzione che ricopro da tanti anni, che mi suggerisce di concludere immediatamente il mio compito». Cavasin prende atto e ringrazia.
Dietro le quinte. Dimissioni chieste dalla base dei soci, caldeggiate dal cda e spinte dagli ispettori della Banca d’Italia. Tutt’altro che scontate, vista la resistenza dell’interessato. E ora si apre una nuova partita: chi succederà a Visentin? I sindaci rimangono due: toccherà al ragioniere Antonio Basso o al commercialista Luca Franchetto?
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