Il Basic Storm saluta via Roma a Treviso con polemica: «Ca’ Sugana ci ha lasciato soli»

Dopo due decenni il negozio di moda per giovani ha chiuso i battenti, resta a Vittorio e Asolo. Il titolare Giulio Bergantin: «Non vengono fatte iniziative sufficienti per tenere la città viva. Il sabato era il giorno dello shopping, era il polo di attrazione Oggi non è più così»

Pietro Nalesso
Il Basic Storm in via Roma chiude i battenti
Il Basic Storm in via Roma chiude i battenti

Basic Storm a Treviso ha chiuso definitivamente i battenti. Lo ha fatto martedì scorso, dopo due decenni in via Roma, lunedì 22 settembre è partita la svendita totale: era un punto di riferimento per gli amanti dell’abbigliamento urban, street e casual, per gli skater dei primi anni 2000; metteva in vetrina scarpe, felpe, t-shirt, cappellini e accessori vari al passo con i tempi, incontrando spesso e volentieri il gusto dei giovani nella zona della città più battuta dagli studenti.

Dietro l’autostazione, nel passaggio pedonale che porta allo scalo ferroviario, in un punto d’entrata verso il centro storico.

Basic Storm continua il suo percorso nei punti vendita di Vittorio Veneto, Asolo e Trieste, ma a Treviso ha abbassato la serranda. Dopo i primi anni di successo, è seguito un decennio di difficoltà: è aumentata la concorrenza in centro per quanto concerne i negozi di sneakers e abbigliamento per adolescenti, è cambiato il modo di comprare con l’avvento dei negozi online, e forse una generazione di trevigiani è cresciuta e le ultime non hanno sposato Basic Storm.

E certo, la cattiva fama che ha acquisito via Roma degli ultimi anni, a seguito di svariati episodi di disordini e violenza giovanile, avrebbe respinto anche i clienti più affezionati.

Ma il titolare Giulio Bergantin ha più considerazioni da mettere sul piatto: «Treviso è una città che non ci dà più soddisfazione - spiega Bergantin - riteniamo che non vengano fatte iniziative sufficienti per tenere la città viva. Un esempio? Una volta il sabato era il giorno dello shopping, Treviso era il polo di attrazione anche per chi viveva in provincia, oggi non è più così. Non viene più nessuno, da 10 anni a questa parte c’è stato un calo definitivo, e il Covid è stata una mazzata per noi».

Bergantin è un commerciante navigato: «In Friuli si lavora con un portale digitale in cui tutto viene coordinato diversamente, ma non è una cosa semplice da attuare. Ci sono strategie che funzionano o meno, ma rispetto a Treviso altrove trovo più vivacità nell’aiuto e nel sostegno ai negozi da parte delle amministrazioni. Dovremmo fare squadra per mantenere in vita le attività: politici, commercianti e associazioni».

Anche il numero 1 di Basic Storm sposava le motivazioni che hanno portato i commercianti a protestare contro la gestione dell’assessore Rosanna Vettoretti: «Non mi sono mai esposto in prima persona, ma credo che un fondo di verità ci fosse nelle lamentele dei colleghi. Negli anni ho aderito alle varie proposte, ho messo soldi di tasca mia per le luminarie, ma alla fine non ho parlato con nessun amministratore. Non ho la verità in tasca, ma ho notato che si è fatto poco ultimamente».

Il costo dell’affitto? Un’altra mazzata: «Pagavamo più di 3000 euro al mese, e con la pandemia si è andati a salire». 

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