Bancarotta da cento milioni Gavioli e soci verso il processo

Roberta De Rossi

Torna d’attualità una vicenda giudiziaria che ha avuto inizio nell’ormai lontano 2012, quando una raffica di arresti sommosse bruscamente il mondo dell’imprenditoria veneziana e veneta, dalla chimica ai rifiuti: partendo da quello dell’allora lanciatissimo trevigiano Stefano Gavioli, che con la sua Enerambiente aveva conquistato l’appalto per la gestione dei rifiuti di Napoli. Finendo, però, nel mirino delle indagini dei magistrati partenopei. Dopo un lungo contenzioso tra Laguna e Vesuvio su quale fosse la Procura chiamata ad indagare (con la scelta della Cassazione caduta infine sui magistrati veneziani, per il filone principale dell’inchiesta); dopo quattro anni di indagini e decine di migliaia di atti analizzati, nei giorni scorsi il pubblico ministero Roberto Terzo ha chiuso le indagini penali seguite al fallimento di Enerambiente, dichiarata decotta dal Tribunale civile di Venezia nel 2017, con un passivo di 106 milioni di euro. «Ripetuti fatti di bancarotta fraudolenta patrimoniale, distraendo, occultando, dissimulando, distruggendo e dissipando i beni della società», l’accusa che il pm veneziano muove ora a Stefano Gavioli (amministratore unico della società) e alla sorella Maria Chiara (nel Cda); al co-amministratore Giovanni Faggiano; all’amministratore di fatto, il commercialista, Paolo Bellamio; all’avvocato consulente di famiglia Giancarlo Tonetto; ai commercialisti Enrico Prandin e Giorgio Zabeo; al braccio destro di Gavioli, Loris Zerbin: alla segretaria Stefania Vio; ai direttori e dirigenti della banca di Credito Cooperativo - Banca del Veneziano, di Bojon di Campolongo Maggiore, Arzenton, Zavagno, Piva, De Mattia, Callegari, Contri, Pavan, Leoni.

Secondo l’accusa, 5,7 milioni sarebbero spariti grazie anche a false fatturazioni che attestavano spese mai effettuate da Enerambiente. Ancora, «ingenti somme di danaro» sarebbero state sottratte ripetutamente dalle casse della società fallita - prosegue la Procura - andando a finanziare, tra le altre, le spese personali in barche, case, ville di Gavioli e spese personali anche della sorella; a coprire le spese di altre società del gruppo o prendendo la via dell’illecita esportazione di capitali all’estero.Del mondo-Gavioli anche Slia Technologies, DSirma Servizi, Serfin Doo, Magazzini Generali di Venezia, i cantieri Tencara, Sir, Enertech.

A Stefano Gavioli, Paolo Bellamio e Giancarlo Tonetto, il pm Terzo muove anche l’accusa di associazione per delinquere: «Rivestendo il ruolo di capi, promotori e organizzatori si associavano tra loro allo scopo di commettere più delitti di bancarotta fraudolenta patrimoniale, documentale e preferenziale in danno di diverse società del gruppo Gavioli, nonché falso in bilancio e nelle altre comunicazioni sociali, emissione e utilizzazione di fatture inesistenti, ricorso abusivo al credito, truffa aggravata in danno di istituti di credito, corruzione ed estorsione, in Venezia e Napoli». —



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