Bancarotta Bortoluzzi sas Due trevigiani nei guai

Spiccano i nomi di due trevigiani tra le nove persone coinvolte nell’indagine per la bancarotta fraudolenta della Bortoluzzi Francesco sas, l’impresa edile di Tambre fallita il 30 novembre 2011. Si tratta di Enrico Marano, classe 1967 socio accomandatario della società che ha preso il suo nome a partire dal 30 dicembre 2010 e il commercialista Giuseppe Zorzi (1955).
Ma il procuratore della Repubblica Francesco Saverio Pavone ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio anche per buona parte della famiglia Bortoluzzi: i fratelli Dario (classe 1955) e Paolo (1961), la moglie del primo Lucilla Saviane (1958) e i loro figli Francesco (1985) e Jonny (1976) e la figlia del secondo, Giorgia (1988). Tutti originari di Tambre, ora la maggior parte di loro ha domicilio a Recanati, in provincia di Macerata.
Alla famiglia Bortoluzzi si aggiunge, oltre a Marano e Zorzi (1955), anche Paola Della Maestra (1962) friulana di Spilimbergo. Tre le parti offese, per ora, figurano un architetto dell’Alpago, il curatore fallimentare e una creditrice dell’impresa di costruzioni alpagota.
Secondo l’accusa Dario e Paolo Bortoluzzi ed Enrico Marano avrebbero distratto oltre 3 milioni e 120 mila euro in beni immobili dal patrimonio della società che stava fallendo, allo scopo di lasciare i creditori a bocca asciutta.
Gli immobili, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, venivano venduti a società create appositamente (sempre secondo l’accusa) dai congiunti dei tre, attraverso un piano elaborato con il commercialista Zorzi. Proprio Zorzi era socio di maggioranza con Della Maestra della 4Paredes srl, che controllava la Monte Cavallo srl che ha comprato dai Bortoluzzi un albergo per 2 milioni e 238 mila euro.
Le altre società coinvolte nelle compravendite “fittizie” sono: la Hotel Col Indes srl, l’Ediltambre srl, la Costruzioni Generali 3B srl e La Marca Servizi srl.
I fatti contestati vanno dal 30 aprile al 30 dicembre 2010.
La cessione dei beni prevedeva che gli acquirenti si accollassero i debiti della Bortoluzzi sas, ma la necessaria liberatoria della società venditrice (fallita) non è mai stata fatta e i debiti non sono stati pagati.
Questo dimostra, secondo l’accusa, che le cessioni servivano solo a spogliare la società dei suoi beni per evitare di pagare i creditori e uscire dalla procedura fallimentare con un patrimonio sicuro e sostanzioso per la famiglia.
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