Banca Treviso chiede 33 milioni ai soci

Un’iniezione di 33 milioni di euro per ripartire. Banca Trevico chiama i soci a un pesante aumento di capitale dopo il secondo bilancio in rosso consecutivo. L’assemblea dei soci, riunitasi giovedì, ha approvanto il conto economico 2011 (passivo di 4,99 milioni di euro, erano addirittura 19 nel 2010) e ha deliberato un aumento di capitale di circa 33 milioni. I soci saranno chiamati a sottoscrivere l’aumento di capitale pro-quota: l’azionista principale è Banca Popolare di Marostica (60%), poi c’è un folto gruppo di imprenditori trevigiani: Benetton, Biasuzzi, Fassina, Doimo, Canal. «La disponibilità a sottoscrivere l’aumento di capitale mi sembra condivisa da quasi tutti» dice Nicola Canal, socio e consigliere di amministrazione «l’iniezione di fondi freschi servirà a dare nuovo slancio al piano di crescita. Anche in senso geografico: guardiamo verso le province limitrofe». Dopo due bilanci difficili, insomma, l’istituto trevigiano cerca di voltare pagina e lo fa con ottimismo: «Le prospettive sono molto positive, nonostante la crisi», dice Canal. La banca conta di aprire nuove filiali consolidando le attuali undici.
Non si possono certo definire positivi, invece, i numeri del bilancio approvato all’unanimità (tranne un astenuto) dall’assemblea dei soci di giovedì. La raccolta diretta dell’istituto presieduto da Fabrizio Morona tocca 340,78 milioni di euro (- 4%), la raccolta indiretta 37,17 milioni (-47,6%). Gli impieghi netti alla clientela si attestano a 340,87 milioni di euro, con una contrazione che sfiora il 4%. Gli accantonamenti a fronte della rischiosità del credito ammontano a € 4,2 milioni di euro, in netta diminuzione rispetto ai 25,6 milioni dell’esercizio precedente. Il risultato lordo di gestione invece è negativo per 6,59 milioni di euro e, al netto della fiscalità, fa segnare un passivo che sfiora i cinque milioni di euro (-4.998). «La perdita di quest’anno, ridotta rispetto al 2010, rappresenta l’ultimo strascico di vecchie posizioni che non sono andate a buon fine», aveva commentato il direttore generale di Banca Treviso, Adriano Tartaglia, dopo l’approvazione del bilancio da parte del consiglio di amministrazione, «restiamo una banca ad alta vocazione locale che si sta focalizzando sulle famiglie e le imprese di piccolo taglio. A pesare ancora sui conti sono state le sofferenze sui crediti concessi anni fa a grandi imprese che sono finite in concordato preventivo o sono fallite. In questi casi il recupero dei crediti diventa lungo e difficile. La svalutazione del mercato del mattone ha ridotto del 30% il valore degli immobili a garanzia dei prestiti».
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