Auto-ariete contro le Poste sventrato il bancomat a Mansuè

MANSUè
Erano le 4 di notte quando parecchi mansuetani hanno sentito un boato. Qualcuno, pensando di averlo solo sognato, si è girato dall’altra parte restando a letto. Qualcun altro si è affacciato alla finestra, ma non ha visto niente. Cosa fosse successo lo hanno capito solo ieri mattina, quando hanno aperto le finestre di casa loro.
Un gruppo di malviventi hanno assaltato il Postamat di via Pordenone usando un’auto come ariete e una marmotta, l’ordigno perfetto per far saltare in aria un bancomat.
Un’ora prima poco dopo le 3, avevano rubato una vecchia Fiat Uno parcheggiata davanti alla gelateria Villeneuve di piazza Europa e con quella hanno poi sfondato la vetrina delle Poste. È questo che fa capire come il colpo fosse stato studiato alla perfezione: quella Uno, restituita ieri mattina semidistrutta al suo proprietario, ha la larghezza perfetta per salire la rampa che si trova davanti alle Poste e che serve all’accesso dei disabili. L’auto, lanciata in retromarcia, ha spaccato la serranda e spostato indietro di mezzo metro la vetrina che separa gli uffici dall’esterno. Non è però andata in frantumi, come invece la vetrata dello spazio riservato al pubblico. A quel punto i ladri si sono disinteressati della Uno, che verrà lasciata in folle e finirà anche per abbattere un cartello stradale nella sua corsa giù dalla rampa, e grazie ad una batteria fanno detonare la marmotta che manda in mille pezzi il Postamat. Allora i malviventi sono entrati nell’ufficio postale e hanno prelevato dal postamat i cassetti pieni di soldi. Il personale impiegato a Mansuè ha stimato che in quel momento lì dentro ci fossero almeno 25mila euro.
E pensare che il piano stava fallendo miseramente: solo pochi minuti prima da quelle parti era passata una pattuglia dei carabinieri. Un colpo di fortuna per i malviventi, che per poco non sono stati scoperti. Toccherà ai militari dell’Arma di Fontanelle ora stabilire trovare i colpevoli, che si sono resi protagonisti di un colpo che ha moltissime analogie con quello messo a segno il 13 ottobre a Onigo. Potrebbe trattarsi della stessa banda.
Questo è solo uno dei quesiti che il colpo ha scatenato. Quello più grande se lo sono posti e se lo stanno ponendo anche in queste ore i dipendenti delle Poste di Mansuè, che ieri in tarda mattinata sono arrivati davanti a quel che restava del loro posto di lavoro. Qualcuno di loro accennava un sorriso amaro quando stimava che per la riapertura dello sportello devastato, ci potrebbero volere settimane, nonostante i lavori di messa in sicurezza siano iniziati già nella primissima mattinata di ieri. —
Niccolò Budoia
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso