Colpo da film per assalire il portavalori in A27, condanne per quasi trent’anni
I tre imputati erano i responsabili della logistica del commando di rapinatori in azione nel 2017 fra i caselli di Treviso Nord e Treviso Sud. Presero in affitto un capannone dove nascosero auto rubate, armi e attrezzi

Nove anni e quattro mesi a tre presunti componenti del commando di rapinatori, formato da almeno 12 uomini, che nel tardo pomeriggio del 18 ottobre 2016 scatenò l’inferno sull’A27, assaltando un furgone portavalori della Civis che trasportava poco più di 4 milioni di euro.
Si tratta di Giuseppe Stefanelli, 39 anni di Stornara (Foggia), arrestato, assieme ad altre sette persone, nell’agosto 2017 per un assalto fotocopia sull’A12 nei pressi di Pisa, Angelo Finiguerra, 50 anni di Lavello (Potenza) e Michele Sassano, 53 anni di Civitanova Marche.
I tre imputati, condannati dal collegio, presieduto da Iuri De Biasi (a latere Laura Contini e Mabel Manca), secondo la procura di Treviso, erano i basisti dell’operazione che fruttò soltanto 245 mila dei 4 milioni e 200 mila euro contenuti nel blindato.
Secondo le indagini della polizia, coordinate dal sostituto procuratore Francesca Torri, furono loro ad occuparsi della logistica del colpo da film avvenuto sulla carreggiata in direzione di Belluno, tra i caselli di Treviso nord e Treviso sud, trasportando dal sud Italia fino ad un capannone di Silea, affittato per l’occasione, le auto rubate, le armi e tutti gli strumenti usati nell’assalto al furgone, compreso il flessibile utilizzato per fare breccia sul tettuccio del blindato.
I tre imputati erano accusati di una serie di reati che vanno dalla rapina alla detenzione illegale di armi, dalla ricettazione di quattro auto ed un furgone rubati e usati durante il clamoroso colpo alle lesioni personali per aver ferito di striscio con un colpo d’arma da fuoco la guardia giurata Boris Colla, capo macchina del blindato preso d’assalto.
In particolare, secondo l’accusa, Stefanelli si occupò del trasferimento in Veneto (il 17 ottobre) dei mezzi rubati usati durante la rapina. Come? Guidando un autoarticolato con motrice Iveco all’interno del quale c’erano i mezzi rubati, le armi e i complici. Lo stesso poi si occupò del successivo ritorno al Sud, il 18 ottobre sera, con le armi e i componenti del commando nascosti nell’autoarticolato. Sassano e Finiguerra, invece, si sarebbero occupati della base logistica per i complici in trasferta in Veneto, prendendo in affitto un capannone a Silea dove nascondere l’autoarticolato contenente le auto rubate, le armi e i complici.
Non solo. I due basisti avrebbero effettuato, a bordo di auto “pulite”, i sopralluoghi in autostrada A27 per individuare il punto esatto dove il commando sarebbe entrato in azione, le vie di fuga da percorrere dopo l’assalto e i luoghi dove parcheggiare i mezzi in attesa che la rapina venisse portata a termine.
Le indagini si sono basate su intercettazioni telefoniche, sull’esame dei tabulati degli indagati, sull’analisi dei filmati delle telecamere installate in una ditta di via Treviso a Silea, vicino alla quale sorgeva il capannone affittato dal commando, in autostrada A27 e nella farmacia Internazionale, oltre alle testimonianze di alcuni automobilisti bloccati in A27 e costretti a consegnare le chiavi delle auto messo di traverso alla carreggiata.
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