Asolo, mamma e figlia lavorano ancora a mano tendendo l’ordito sui telai dell’Ottocento

la storia
Monica e Benedetta, custodi dell’arte della tessitura. «Ci vogliono anni per imparare, oltre a tessitore devi essere un po’ fabbro e un po’ falegname». A parlare è Monica Bernini, la proprietaria di Trame Asolo, la tessitoria nel cuore borgo dove sfogliare una pagina illustre di storia asolana. Il nome sull’insegna non è più quello originale, ma i telai dell’Ottocento lo sono, così come lo è la lavorazione a mano, secondo tecniche trasmesse da una generazione all’altra. Monica ha iniziato nell’’89 accanto a Caroli Serena, che per cinquant’anni gestì l’antica Tessoria Asolana per conto dell’amica Freya Stark.
Da allora molte cose sono cambiate, una manciata di anni fa il marchio è stato acquisito da un’azienda di mobili e nel mezzo si è aggiunta una lunga pausa dal lavoro. Sono state la voglia di tornare al telaio e quella di custodire un’eredità tanto preziosa a convincere l’attuale titolare a riaprire bottega. È così che nel 2018 la tessitoria riapre, con un nuovo nome e una nuova socia -– la figlia Benedetta –ma con la stessa volontà di tenere alta l’asticella dell’artigianato artistico. I tempi di lavorazione sono lunghi e si svolgono all’insegna di pazienza e precisione. «Il primo passo è la preparazione dell’ordito con l’infilatura delle maglie e del pettine. Poi si passa alla tessitura con la spola».
Se quindici giorni è il tempo stimato per preparare l’ordito, e dieci le ore (minime) dietro ad una sciarpa, figuriamoci quanto ci vorrà per un caftano, tanto più se commissionato dalla regina madre in persona. Ben esposto all’ingresso, spicca il campione del capo tessuto per la regina Elisabetta, un piccolo capolavoro in seta e lurex che risale addirittura agli anni Sessanta. Poi ci sono niente meno che le tende cordonate di Mastroianni per la casa acquistata assieme a Catherine Deneuve. «Negli anni Novanta ho fatto a tempo a vederne molti di personaggi, da Mastroianni a Monica Vitti fino a Kim Basinger». Nei decenni per la bottega sono passati tanti volti noti che gravitavano prima attorno alla corte di Flora Stark e poi a quella della figlia. Il secondo dopoguerra fu il periodo della collaborazione con Carlo Scarpa e dei lavori per le grandi ville venete, adornate con tessuti ispirati agli affreschi del Tiepolo. Fra i progetti fermi causa Covid – oltre alle numerose mostre rimandate - c’è proprio il rifacimento di un antico divano di villa Barbaro a Maser. Quali sono le sfide future da affrontare oggi? In cima alla lista c’è il cambio generazionale, la necessità di formare i giovani, metterli al telaio ad imparare l’arte. «Stavamo avviando un progetto di stage, ma abbiamo dovuto fermarci».
In cantiere c’è anche un progetto ambizioso che riguarda la materia prima e rimanda ad antiche riminiscenze. La seta e altri filati pregiati arrivano da Ponte di Piave, «stiamo studiando un modo per piantare i gelsi e reintrodurre la coltivazione del baco da seta, un allevamento di alto pregio purtroppo poco diffuso in Italia salvo piccole realtà». —
RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso