Artoni, in trenta a piedi «Rivogliamo i nostri soldi»

Ieri l’incontro organizzato da Confartigianato per i trasportatori della Marca Un legale a disposizione per provare a recuperare fino a 200 mila euro a testa
Di Andrea De Polo
AGOSTINI AG.FOTOFILM TREVISO INCONTRO CONFARTIGIANATO, CRISI ARTONI, ALL'APPIANI
AGOSTINI AG.FOTOFILM TREVISO INCONTRO CONFARTIGIANATO, CRISI ARTONI, ALL'APPIANI

CASALE SUL SILE. La crisi della Artoni mette in ginocchio una trentina di autotrasportatori della Marca, alcuni dei quali in credito di 200 mila euro con l’azienda emiliana il cui futuro, oggi, è ancora tutto da scrivere. Ieri pomeriggio Confartigianato Imprese Marca Trevigiana ha incontrato una delegazione di lavoratori, mettendoli in contatto con un avvocato messo a disposizione dall’associazione (Paolo Malagutti) per tentare di recuperare i propri soldi.

L’incontro è iniziato alle 15 di ieri ed è proseguito per oltre due ore: nella Marca lavorano 8 dipendenti diretti dell’azienda, senza paga da più di un mese, 15 facchini della cooperativa Lct (che per conto dell’Artoni si occupa di logistica nel magazzino di Lughignano di Casale sul Sile) e una dozzina di autostrasportatori che lavorano in proprio come subappaltatori della Artoni. Tra questi ultimi, molti sono imprese individuali che hanno un solo mezzo a disposizione e che lavorano, di fatto, soltanto per la società emiliana: sono loro a soffrire di più lo stallo del momento, con la Artoni che non sa cosa sarà del suo futuro (si rincorrono le voci di un’acquisizione da parte di Fercam, ma al momento l’azienda è ferma).

L’avvocato Malagutti ieri ha spiegato che possibilità ci sono: «Ci sono autotrasportatori che avanzano oltre 200 mila euro a testa. Alcuni hanno già dovuto lasciare a casa del personale. Ora consiglieremo di avviare i contenziosi direttamente nei confronti dei committenti della Artoni, cioè delle ditte che l’hanno incaricata del trasporto: per legge, si può agire anche contro il committente principale qualora il subappaltatore non venga pagato. E’ una situazione estremamente difficile, allo stesso tempo chiediamo anche risposte certe all’azienda sul proprio futuro». Risposte che anche Confartigianato chiede a gran voce, per mezzo del presidente provinciale Vendemiano Sartor: «I nostri associati non prendono soldi da mesi, e non sappiamo ancora cosa farà la Artoni. Noi cerchiamo di dare assistenza mettendo a disposizione un avvocato, almeno per capire come avere indietro i propri crediti o risalire al committente, e assistendoli quando sarà depositata una procedura di qualche tipo. L'azienda oggi è ferma, al massimo sta restituendo la merce al committente che aveva chiesto di spedirla. Non hanno al momento né procedure di fallimento né di concordato, né subentri certi».

La situazione è particolarmente grave soprattutto per i piccoli trasportatori: «Oltre a non prendere soldi, non stanno lavorando», spiega ancora Vendemiano Sartor. «Qualcuno aveva diversificato i propri servizi, ma chi ha solo un camioncino, e lavorava in proprio, si affidava soltanto alle commesse di Artoni, e ora è rimasto completamente a piedi». L’esposizione complessiva dell’azienda ammonta a 210 milioni di euro, di cui 75 milioni di euro sono debiti verso i fornitori. I padroncini della Marca ieri hanno iniziato ufficialmente la battaglia legale per cercare di riavere, almeno in parte, i propri crediti.

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