Arpav: nell'aria di Treviso è allerta benzoapirene

TREVISO. Due giorni fa l’Arpav, l’agenzia per l’ambiente del Veneto, ha pubblicato la relazione annuale sulla qualità dell’aria della provincia di Treviso. Uno studio che riunisce i dati rilevati da tutte le centraline sparse nel territorio e che al netto dei periodi più critici (quelli invernali) classifica l’aria della Marca, mediamente, come accettabile. Ma non senza sollevare un’allarta relativa alla tipologia delle (tante) polveri sottiliche minacciano il nostro territorio.
«Le polveri inalabili (tecnicamente le PM10, ndr): nel 2017, in ciascuna delle stazioni della rete di valutazione hanno superato il valore limite giornaliero più di 35 volte l’anno». Ma tra queste il Benzoapirene ha fatto registrare valori non trascurabiliper la salute pubblica, soprattutto nell’area del capoluogo.
Cos’è? «La concentrazione di Benzoapirene» spiega la relazione ARpav, «viene spesso utilizzata come indice del potenziale cancerogeno degli idrocarburi presenti nelle polveri sottili», siano esse Pm10 o Pm2,5 (le più piccole). La provincia di Treviso, confrontando i dati regionali, è quella che più di altre produce tale sostanza; siamo nell’ordine di oltre una tonnellata l’anno liberata in aria. Chi la produce? Qui viene il bello. Gli approfondimenti di indagine effettuati dai laboratori e dagli studi del Ministero dell’Ambiente hanno evidenziato che in provincia di Treviso a determinare la produzione dell’78% delle Polveri sottili (Pm2,5 e Pm10) sono combustioni “non industriali”.
Ovvero? I laboratori parlano chiaro: soprattutto camini e stufe alimentate a legna per riscaldare le case. Nello specifico, secondo lo studio: il 45% deriva da comuni stufe a legna, il 18% da camini tradizionali, il 16% da camini chiusi, il 2% da stufe a pellets. Solo il restante 21% da stufe innovative.
La stazione di fondo di Treviso «ha superato l’obiettivo di qualità di 1.0 ng/m3 previsto come media annuale raggiungendo un valore pari a 1.3 ng/m3» sottolinea l’agenzia per l’ambiente regionale che constata così come – pur nel lieve calare dell’inquinamento da polveri sottili registrato in provincia, vi è in esso un elemento preoccupante forse anche più dell’ozono che, sempre a Treviso, nel corso del 2017 ha fatto registrare un superamento della soglia di allarme e diversi superamenti della soglia di informazione (quella che prevede di preparare eventuali provvedimenti per la salite pubblica). «Le maggiori concentrazioni riscontrate» spiega Arpav, «sono state come sempre strettamente correlate alle condizioni meteorologiche che hanno caratterizzato l’estate 2017».
Guardando gli anni passati, come detto, l’inquinamento da polveri sottili sta calando, ma dopo una nuova impennata registrata nel 2015 quando i valori erano tornati a toccare i livelli di allarme di 2007 e 2011.
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