Apre il primo “Tvburger” «Carne solo trevigiana»

TREVISO. Fare del burger un prodotto gourmet, e soprattutto a chilometri zero. Carne, ingredienti, e gli i altri prodotti dalla Marca trevigiana. E’ la scommessa di Tvburger, il nuovo marchio trevigiano, un po’ ammiccante alla sigla d’amore (Tvb), molto alla targa della città, e ancora al prodotto americano, che apre martedì il primo locale. A porta San Tomaso, location simbolica, una porta della e sulla città, un luogo carico di memorie. E aprirà la dove c’era il Mamamia, riaprendo anche il marciapiede prima completamente off limits.
Nelle intenzioni, il primo locale di una catena. Artefice è Loris Gatto, da Dosson, per 20 anni ai vertici del gruppo Pam poi imprenditore a Torino, creatore degli affollatissimi aperitivi alle Ogr. «A un certo punto mi è venuta voglia di far qualcosa nella mia Treviso», spiega davanti al locale, a San Tomaso, mentre sta completando i lavori di ristrutturazione
«Mi piaceva pensare che si potesse creare qualcosa di veramente trevigiano e portarlo ovunque; a cominciare dal resto d’Italia. Ma intanto partiamo da qui».
Gatto ha creato un vero e proprio pool di fornitori trevigiani. In primis la carne: la Colomberotto di Moriago della Battaglia. E poi il caseificio Tomasoni, l’azienda agricola Tre Comuni dei tre fratelli Minato, il caffè Goppion, i vini trevigiani che fanno capo all’imprenditore Giusti, la birra del Birrificio «Doge» di Zero Branco, creata dai fratelli Giuman e dal birraio Federico Casarin.
«Faremo anche qualche eccezione, d’accordo, ad esempio le patate arriveranno dall’Emilia, ma sono 110% italiane. Anche per la birra ci saranno altri marchi italiani, che fanno capo ad Heineken Italia»; spiega Gatto. «Ma la base forte resta quella del nostro territorio, che vuole dire garanzie della qualità, ma anche occupazione per le nostre aziende. A ben guardare l’esatto contrario della politiche della grande distribuzione». Forse mai un prodotto americano e multinazionale come il burger è stato marchiato così “trevigiano”. Sarà perché in molti avevano previsto e annunciato lo sbarco a porta San Tomaso di Burger King.
Su tutto, però, c’è il cuore della scommessa, e forse del burger stesso: il modo di cuocere la carne. «Ho mangiato una sera in un locale appartato di New York», dice Gatto, «mai mangiato nulla di simile. L’ispirazione delle cucina viene da lì: addio alla piastra». E più non dice, segreto industriale. Annunciati come trevigiani anche i dolci. «Ma non siamo nemmeno integralisti, siamo aperti al mondo e anche a qualche...americana».
Lo spazio non è da grandi catene, che peraltro sembrano scegliere le periferie e le grandi strade fuori mura, da viale della Repubblica alla zona del casello di Silea. Ma Gatto vuole andare controcorrente. «Io credo ancora nel centro storico, nelle bellezze della città. A Torino abbiamo creato situazione incredibili, da film....».
All’esterno ha posizionato un pleteatico che si riscalda dal pavimento. E certo il nuovo locale, da martedì, scandisce la nuova fase di piazzale Burchiellati, la zona della movida che esplose con il Put, dal 2000 in poi, grazie all’anello attorno al piazzale, e che presto vedrà anche la riapertura dell’ex Sestin con l’impronta dello chef cestista Davide Croce. E questo dopo aver visto lo sbarco di Befed e la tripartizione del Bottegon, ieri uno e oggi trino con osteria, ristorante e locanda.
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