Appello per il Barco di Altivole: «Un patrimonio che va salvato»
«Non possiamo accettare che versi in uno stato di simile abbandono». Incontro pubblico nell’auditorium comunale con lo storico Cecchetto

«Non possiamo accettare che il Barco della Regina Cornaro versi in uno stato di vergognoso abbandono. Tutti insieme dobbiamo unire le forze per fare qualcosa». Con questo intento Elvio Gatto, già presidente della commissione ambiente di Altivole e oggi attivista per la salvaguardia del patrimonio locale, ha organizzato oggi 12 gennaio alle 20.45 un incontro pubblico per discutere del destino del Barco di Altivole.
«Si ama ciò che si conosce e noi non vogliamo che cada nell’oblio un edificio storico che costituisce una pietra miliare del Rinascimento del Veneto», aggiunge Gatto. Giovedì 12, insieme a lui nell’auditorium comunale Ferraro di via Roma, prenderà la parola lo storico Giacinto Cecchetto, chiamato a tracciare un excursus sulle vicende della dimora nobiliare, così come della Torre mozza e di villa Pasqualigo di Caselle. I saluti iniziali saranno invece affidati al Fai e Italia Nostra.
Chiuso ormai da anni, il Barco si presenta oggi divorato dalla vegetazione e bisognoso di restauro, con gli affreschi che si stanno sbiadendo, la pioggia che filtra e i saloni delle feste invasi da uccelli e topi.
L’edificio un tempo di proprietà della Provincia, è passato agli inizi del 2000 a un fondo privato, l’attuale gestore è Namira di Milano, mentre il “developer locale” è Numeria. Anche il Comune di Altivole, che all’epoca non poté esercitare la prelazione sul bene a causa della mancanza di fondi, sta oggi lavorando per accendere i riflettori sul Barco, che fu la residenza estiva di Caterina Cornaro, veneziana diventata Regina di Cipro, Armenia e Gerusalemme e poi Signora di Asolo tra il 1489 e il 1510.
Il Barco è stato candidato in extremis tra i “Luoghi del Cuore” del Fai, Fondo Ambiente Italiano, incassando 501 voti e collocandosi al 188esimo posto nella classifica nazionale, troppo poco per entrare in un circuito di attenzione tramite il Fai che (sopra i 2.500 voti) consentiva di partecipare a un progetto di valorizzazione o alla redazione di un’istruttoria da inviare al ministero dei Beni culturali e alla Soprintendenza, per capire come preservarlo. Si tentano allora altre strade per sensibilizzare l’opinione pubblica. L’iniziativa di oggi in auditorium va in questa direzione. Ingresso libero.
Per info 333 4938916 —
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