Annalisa Milani osservatrice Ue delle elezioni in Tunisia

Nuove prestigioso incarico per la peace-keeper trevigiana. «Dalle urne il nuovo corso democratico»
Annalisa Milani, osservatrice della Ue
Annalisa Milani, osservatrice della Ue
 Trevigiano l'unico italiano osservatore della Ue alle imminenti elezioni in Tunisia, che con la rivoluzione dei Gelsomini ha aperto la strada alle rivolte popolari nel mondo arabo. E' Annalisa Milani, 61 anni, ex insegnante del turistico «Mazzotti» ora in pensione. Da oltre 15 anni è impegnata in missioni all'estero per le organizzazioni internazionali.  Le elezioni per l'Assemblea costituente, che dovranno aprire un nuovo corso democratico nel paese nordafricano, si svolgeranno il 23 ottobre. La Milani partirà il 19 settembre e rientrerà il 4 novembre: controllerà per conto dell'Unione europea che le consultazioni si svolgano nel rispetto della democrazia e dei diritti umani. Con altre 23 persone percorrerà in lungo e in largo il paese e verificherà che la ricerca del consenso non passi per la violenza, valuterà la posizione e dei seggi elettorali e la facilità per i cittadini di accedervi, e infine verificherà che tutti possano avere il diritto di votare liberamente.  Milani viaggerà in coppia con un altro osservatore (come vuole la Ue, sarà un uomo), con cui alla fine di ogni giornata invierà una relazione scritta a Bruxelles. Sarà in base a quanto da loro descritto che la Ue deciderà se riconoscere oppure no un esito elettorale. Un lavoro che Milani descrive con passione.  Laureata in Lettere, insegnante, decide di studiare anche il Diritto internazionale, laureandosi in Giurisprudenza nel 1986. Nel 1996 è fra i 33 italiani accettati alla Normale di Pisa per la formazione dei Peace keeping.  Il battesimo del fuoco l'ha vista inviata delle Nazioni unite nel Ruanda martoriato dalla guerra civile. Nel suo curriculum anche missioni nei Balcani e in Timor Est. Sette anni fa decide di diventare osservatore elettorale per la Ue. Sposata, Milani proviene da una famiglia che ha vissuto gli anni dell'immigrazione veneta.  «Per queste missioni ci vuole innanzitutto una capacità di mediazione - dice - E io credo che i veneti, con il loro passato di migranti, l'abbiano molto spiccato».

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