Anche a Monastier la nuova chirurgia con i robot-medici

Investimento da 5 milioni di euro alla clinica Giovanni XXIII Al lavoro la precisione di Da Vinci e Mako, già attivi a Treviso
Di Rubina Bon
Agostini agenzia foto film Monastier inaugurazione nuove sale operatorie casa di cura Giobanni XXIII
Agostini agenzia foto film Monastier inaugurazione nuove sale operatorie casa di cura Giobanni XXIII

I robot entrano in sala operatoria. Si chiamano Da Vinci e Mako e sono i gioielli del nuovo gruppo operatorio alla casa di cura Giovanni XXIII di Monastier, inaugurato ieri mattina davanti a un parterre di autorità, con la benedizione del vescovo Gardin e il plauso di Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl 9, che ha ricordato la fondamentale importanza della partnership tra azienda sanitaria e struttura convenzionata. Tre sale operatorie nuove di zecca, di cui una costruita ex novo e due completamente ammodernate, per un investimento da cinque milioni di euro che ha previsto anche l’ampliamento dell’ area attorno alle sale, passata da 387 a 807 metri quadrati.

Il tutto realizzato in 54 giorni lavorativi, una corsa contro il tempo per consegnare alla casa di cura il nuovo gruppo operatorio dove ogni sala ha un suo colore e su quella blu una parete è coperta con una mega immagine scattata sott’acqua. Una delle stanze operatorie viene definita ibrida poiché verrà utilizzata anche per la diagnostica interventistica con angiografo.

«Con oggi inizia una nuova avventura incentrata sulle più moderne tecnologie operatorie, da aprile entreranno in funzione i due robot», ha spiegato Gabriele Geretto, amministratore delegato della casa di cura, «Stiamo progettando la crescita dell’attività radiologica attraverso il progetto di acquisizione di nuove tecnologie, a maggio partirà il restyling delle camere». Pensa dunque già al futuro, la casa di cura Giovanni XXIII, forte dei suoi 60 mila pazienti all’anno e 10 mila ricoveri, 500 mila prestazioni ambulatoriali per varie specialità e 8 mila interventi chirurgici, di cui il 60% per problemi di tipo ortopedico (con 1.400 operazioni per l’applicazione di protesi, fiore all’occhiello della clinica) e la quota restante per chirurgia generale, oculistica, chirurgia vascolare e urologia. Il nuovo gruppo operatorio contribuirà a migliorare l’offerta della struttura sanitaria con 400 dipendenti, a cui si rivolgono per il 50% pazienti dell’Usl 9, 30% dal Friuli, 15% dall’Usl di San Donà, con persone che arrivano anche dal Meridione. Le tre sale sono dotate di “flusso laminare”, un innovativo sistema di sicurezza che garantisce la totale sterilità del campo operatorio per migliorare la sicurezza del paziente, e di “video integrazione” che consente ai medici di visualizzare e archiviare direttamente in sala operatoria le cartelle cliniche digitali, le immagini radiologiche, le foto e i video di interventi in laparoscopia e artroscopia. Il tutto governato attraverso un sensore di movimento che traduce i gesti in comandi, così da evitare che i medici tocchino tastiere e mouse, serbatoi di agenti patogeni. E poi i robot: il Da Vinci è l’ultima evoluzione della chirurgia mini-invasiva - al mondo ne sono installati 3.500, 81 in Italia tra cui al Ca’ Foncello - e verrà utilizzato per gli interventi di chirurgia generale e urologia. Il medico è in grado di manovrare da una consolle quattro braccia meccaniche e gli strumenti necessari per intervenire. Mako, invece, sarà impiegato per gli interventi di applicazione di protesi, con il braccio del robot che riprodurrà sul paziente ciò che il chirurgo ha pianificato sul software, eliminando l’errore manuale. Di Mako ne esistono solo sei in Italia, con Monastier apripista nella Marca.

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