Alloggio conteso, arriva in Cassazione il duello con l’Inail

MOGLIANO. Storie di ordinaria burocrazia: anche l'acquisto della casa si trasforma in un'odissea, dopo 15 anni è tutto da rifare. Non si è ancora risolta la vicenda giudiziaria tra l'Inail e una...

MOGLIANO. Storie di ordinaria burocrazia: anche l'acquisto della casa si trasforma in un'odissea, dopo 15 anni è tutto da rifare. Non si è ancora risolta la vicenda giudiziaria tra l'Inail e una affittuaria moglianese. I giudici della Cassazione hanno rimesso recentemente la palla al centro annullando il verdetto della Corte d'appello di Venezia. La sentenza risale al 15 novembre dell'anno scorso e risulta pubblicata a marzo di quest'anno. Ma la vicenda inizia molti anni prima: nel 1999.

In quell'anno infatti, proprio nel mese di novembre, l'ente pubblico (istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) comunica l'intenzione di procedere alla vendita del proprio immobile. Siamo nell'area Sif, i famosi palazzoni di via Ronzinella, al civico 168. L'inquilina R.L. viene invitata come da prassi a esercitare eventualmente il proprio diritto di prelazione, cosa che puntualmente avviene. Nel 2001 all'inquilina viene recapitata la proposta definitiva di vendita, un mese dopo viene anche depositata la caparra, in lire, di 4,3miloni, importo fissato proprio dall'Inail. Qui però la procedura di vendita si inceppa. Qual è il problema? È impossibile, secondo l'Inail procedere con l'acquisto perché l'inquilina non risulta residente a Mogliano, ma soltanto domiciliata. La donna decide di opporsi e cita in giudizio l'Inail al Tribunale di Treviso. Nel 2002 i giudici trevigiani danno ragione all'inquilina, e lo stesso faranno successivamente quelli della Corte d'appello di Venezia nel 2007. Tutto finito? No, perchè l'Inail ha deciso di arrivare fino in fondo ricorrendo anche alla Suprema corte.

Si arriva così alla sentenza pubblicata quest'anno. La contesa tra l'ente proprietario dell'abitazione e l'inquilina verte sul fatto che si possa o meno esercitare il diritto di prelazione e il successivo acquisto dell'immobile nel caso in cui il diretto interessato risulti essere semplicemente domiciliato e non residente. Decifrare le leggi che si sono succedute a normare questi casi di vendita, molti dei quali continuano ancora oggi, risulta tutt'altro che scontato. La Cassazione, alla fine, ha dato ragione all'Inail. Considerando «il requisito di residenza presupposto implicito di legittimità» per poter esercitare la prelazione, ha cassato la sentenza della corte d'appello. Ora c'è un'altra storia da scrivere.(m.m.)

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