Al raduno di Vittorio Veneto in onore del sacrificio dei fanti

Il 34mo raduno nazionale a Vittorio Veneto nella memoria dei 359 mila caduti

VITTORIO VENETO. Non ha nulla di festaiolo il 34° Raduno nazionale dei Fanti a Vittorio Veneto, che si svolgerà il 26 e 27 maggio; è il primo del Centenario. Basti ricordare che oggi sarà anticipato da un pellegrinaggio a piedi, dal Monte Grappa fino al Piave e da qui alla ‘città santa’ della conclusione della guerra mondiale ’15-‘18, la città dove è scoppiata la pace.

«Oltre 5 milioni e mezzo di italiani spesero la loro giovinezza, i loro sogni e il loro futuro per concretizzare in una Nazione, la loro, la nostra patria – ricorda Gianni Stucchi, presidente nazionale dei Fanti -. Molti, troppi di loro caddero. E come loro testimoni, nel Centenario della fine di quella tragedia, noi fanti abbiamo deciso di abbracciare proprio a Vittorio Veneto i nostri 359 mila caduti, che entreranno in parata nella città della loro e della nostra vittoria, dove il destino volle non arrivassero».

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I 20 mila fanti che arriveranno a Vittorio Veneto da ogni parte d’Italia, accompagnati da altrettanti tra amici, familiari, parenti, sfileranno, dunque per conto dei morti, dei caduti in "quell’inutile strage" che è stato il primo conflitto mondiale, così come l’ha definito il papa di allora, Benedetto XV. La messa in piazza del Popolo, sabato pomeriggio, col vescovo Corrado Pizziolo, la successiva inaugurazione del memoriale in piazza Medaglie d’oro e la sfilata in silenzio di domenica mattina testimonieranno questo afflato. Non mancheranno i momenti di allegria, specie nella notte bianca, ma il raduno del Centenario sarà soprattutto una ‘provocazione’.

«Oltre alle consuete attività dei raduni (deposizione di corone ai sacrari più significativi, conferenze, spettacolo di musiche e canti, incontri), quest’anno – spiega Stucchi – nella sfilata conclusiva sarà sciolto il voto che il 2 novembre 1968 il presidente nazionale dei Fanti, l’on. Rossini, fece in una significativa manifestazione a Redipuglia. Rossini disse in quella circostanza che tutti quei ragazzi caduti avrebbero ben meritato di giungere a Vittorio Veneto che per loro rappresentava una terra promessa – sottolinea il presidente provinciale, Pietro Prete -. Per le vie di Vittorio Veneto, insieme ai vivi, sfileranno anche i 359.312 fanti caduti. E questo perché è giusto che l’opinione pubblica prenda coscienza di quanto è costato, in termini di vite umane, quel conflitto, di cui molti, troppo spesso, ingiustificatamente si fanno vanto».

«Se cento anni or sono i fanti rappresentarono il cosiddetto “proletariato di sacrificio”, come ebbe a dire il generale Attilio Bruno – osserva Lorenzo Cadeddu, colonnello della fanteria, storico e saggista – è giusto che gli si riconosca il grande sacrificio a cui, volenti o nolenti, si sottoposero».

La Fanteria è l'arma che pagò il più alto tributo di sangue durante il primo conflitto mondiale, col 68% dei caduti, appartenenti a quelle 116 brigate che il memoriale vuole ricordare. Furono 529.025 i caduti della grande guerra. 359.312 i fanti, 31.949 gli artiglieri, 31.098 gli alpini, 28.633 i bersaglieri, 17.941 i mitraglieri, 16.158 i soldati del genio. E poi tutti gli altri, fino a quota 530 mila. «La città s’inchina davanti a questi morti – afferma il sindaco Roberto Tonon - e riconosce che il soldato di fanteria è l’anima di ogni esercito. Secoli di storia militare non hanno modificato questa semplice considerazione.

Quando le circostanze impongono i sacrifici più duri, il soldato di fanteria è il primo a scendere in campo e l’ultimo ad abbandonarlo. E’ sempre stato così». Onore all’Associazione nazionale dei fanti – conclude Luca Zaia, presidente della Regione – che continua a tramandare alle nuove generazioni l’esempio di altruismo, di fedeltà, di obbedienza e di silenzioso operare di questi ‘eroi’ sacrificati nella guerra. Oggi, dunque, il raduno nazionale prende avvio col pellegrinaggio dal Monte Grappa, alle ore 8.30. Domani, alle 17 in biblioteca a Ceneda conferenza su Brandolino Brandolini con lo storico Lorenzo Cadeddu.

Alle 20.30 a Nervesa canti e racconti della Grande Guerra con il coro Valcavasia. Venerdì 25 alle 20.30 camminata da Serravalle a piazza del Popolo con rappresentazioni sceniche itineranti. Sabato 26 alle 9.30, al Museo della Battaglia, ci sarà la consegna, da parte del Comune di Vittorio Veneto, della cittadinanza onoraria ai reparti di Fanteria operanti nella Grande Guerra e ancora attivi: Brigata Sassari, 5º Reggimento Fanteria “Aosta”, 9º Reggimento Fanteria “Bari” e 82º Reggimento Fanteria “Torino”. Alle 10 una delegazione dell’Associazione nazionale del fante partirà verso i sacrari trevigiani di Nervesa della Battaglia e Fagarè della Battaglia per deporre una corona di alloro. In piazza del Popolo, alle 15.30, l’alzabandiera che segna l’apertura del raduno. Sempre qui, alle 16, il vescovo Corrado presiede la messa al campo in memoria di tutti i caduti. Alle 17, in piazza Medaglie d’Oro, inaugurazione e benedizione della struttura commemorativa dedicata alle 116 brigate di fanteria e ai loro caduti. Alle 20.30 concerto al teatro Da Ponte.

IL PROGRAMMA

Domenica 27  maggio alle 9 in piazza Foro Boario l’ammassamento, alle 9.30 il saluto delle autorità e dalle 10 lo sfilamento da Serravalle al centro.

Alle 13.30 la cerimonia di chiusura del raduno e la consegna della bandiera ai Fanti di Bergamo che ospiteranno, nel 2020, il 35º Raduno nazionale dei Fanti.
 

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