Al parco di Villa Margherita a Treviso alberi morti e incuria a cantiere terminato

Treviso. Il progetto per il parco stravolto dopo i “no” del comitato Addio roseto e scivolo, dopo la revisione danni e costi
ZAGO AG.FOTOFILM TREVISO ROMEO SCARPA E IL COMITATO ALBERI URLANTI A VILLA MANFRIN-MARGHRITA ILLUSTRANO IL PROGETTO TAGLIO ALBERI DEL PARCO
ZAGO AG.FOTOFILM TREVISO ROMEO SCARPA E IL COMITATO ALBERI URLANTI A VILLA MANFRIN-MARGHRITA ILLUSTRANO IL PROGETTO TAGLIO ALBERI DEL PARCO

TREVISO. Alla fine per far smettere di urlare di “alberi”, il Comune ha rivisto in corso d’opera tutto il progetto per la valorizzazione del parco di villa Margherita-Manfrin. L’ha fatto nonostante il piano – sottoscritto dalla dirigenza dei lavori pubblici e da tecnici esterni – fosse stato anche passato al vaglio della Soprintendenza che l’aveva approvato. Funziona anche così, quando le proteste minacciano anche i consensi. Quello che ne è risultato alla fine è un parco comunque bello, sia chiaro, ma che paga lo scotto della protesta, della decisione di cambiare la carte in corso d’opera, e pure di non aver previsto una manutenzione ordinaria più attenta.

È cronaca dello scorso anno la protesta di alcuni residenti della zona e altre persone che tappezzarono le piante del parco con “L’urlo” di Munch dando vita a sit-in come l’abbraccio degli alberi. Il tutto con l’intenzione di limitare le potature e i tagli previsti (e approvati dagli enti superiori) «per riorganizzare e migliorare» la vegetazione interna. Una protesta di pochi, ma a quanto pare capace di smuovere i “piani alti”, anche della Soprintendenza che pur aveva già dato il suo benestare. Nel silenzio degli uffici Ca’ Sugana ha deciso così di rivedere tutto aumentando il numero di impianti, e riducendo quello dei tagli, ma anche effettuando alcune modifiche sostanziali.


Il primo progetto prevedeva di realizzare uno scivolo sulla collinetta dietro la cedraia per evitare che i bambini corressero tra terra e pietre, che la collinetta venisse consumata, e allo stesso tempo per creare un gioco sicuro. Piano approvato, e poi bocciato. Il maxi roseto? Era previsto, e doveva essere uno degli elementi chiave di un piano che voleva riportare il parco anche ai fasti della vecchia “Treviso in fiore”. Depennato. Nuove panchine e cestini? Stralciate. Le lavorazioni previste sulle recinzioni interne ed esterne al parco? Depennate anche queste. Gli interventi nel piccolo loggiato? Limitatissimi. Qualcosa in più? Le potature degli alberi dentro il recinto della Villa (quella chiusa al pubblico) che godeva anche della sistemazione del parterre antistante; più camminamenti in pietra; più erba e corteccia sotto gli alberi. Tutti contenti? Di certo il comitato, che vedeva premiata la protesta, meno i tecnici (smaccati a progetto approvato) e le casse del Comune (la revisione è costata 47 mila euro).

Capitolo chiuso? Macché. Tra proteste, revisioni di progetto, sospensione delle potature, nuovi innesti decisi all’ultimo la conclusione dei lavori è slittata di settimane, e le piantumazioni sono state fatte di necessità alle porte di una estate caldissima. Risultato: al collaudo Ca’ Sugana ha dovuto prendere atto che molte piante erano morte «per stress idrico», che le aiuole appena fatte erano state «danneggiate a seguito del calpestamento e decespugliamento durante gli sfalci erba» e che altre aiuole nuove no erano state manutentate» da chi si occupa del verde. Soluzione? Altri 33 mila euro per rattoppare.

 

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