Al Ca’ Foncello nasce il reparto gestito solo da infermieri

Spazio assistenziale dedicato ai pazienti che richiedono cure a bassa intensità Medici sulle barricate. Il sindacato ribatte: «Renderà più efficace la dimissione»



Non sarà un reparto vero e proprio e nemmeno un ospedale di comunità. Il nuovo spazio assistenziale a gestione infermieristica, che verrà inaugurato tra poche settimane al Ca’Foncello, non ha precedenti in Veneto. Sarà un punto di presa in carico del paziente per degenze brevi. Un contesto peculiare dove verrà fatta educazione sanitaria al ricoverato e ai familiari caregiver prima della dimissione. La struttura pronta a marzo si chiamerà Unità di Gestione Infermieristica, sorgerà accanto alle aree Mediche con una ventina di posti letto e impiegherà 15 infermieri assunti ex novo e una coordinatrice. Il tutto senza depauperare il personale operativo negli altri reparti.

PROGETTO INNOVATIVO

La novità assoluta dell’Unità Infermieristica trevigiana è data dal fatto che non ci sarà il medico a fare il tradizionale giro nelle stanze di degenza, l’articolazione del servizio è in capo al personale infermieristico. Dettaglio che ha scatenato parecchie polemiche. Sulle barricate l’Anaao, il sindacato dei dirigenti medici, e lo Snami, che hanno minacciato un ricorso al Tribunale Amministrativo per induzione all’esercizio abusivo della professione. Ma i sindacati degli infermieri, in primis la Fials, difendono il progetto. «Non è prevista nessuna commistione di ruoli. I medici continueranno a fare i medici e gli infermieri a fare gli infermieri. La nuova Unità di Gestione Infermieristica di Treviso sarà uno spazio puramente assistenziale, dove non si faranno né diagnosi né scelte terapeutiche. In caso di ricadute la persona verrà ricoverata in reparto, mentre il nuovo spazio serve a inserire il paziente in un meccanismo di rete» puntualizza Gianluca Martin, segretario provinciale Fials e consigliere nazionale della confederazione Confsal.

IL PAZIENTE TIPO

Un paziente tipo che potrebbe essere accolto dal nuovo polo infermieristico è l’anziano che, dopo aver superato la patologia acuta, presenta delle comorbilità. «Penso a un over 70 che è entrato in ospedale per una broncopolmonite, l’ha superata, ma nel frattempo deve utilizzare il catetere vescicale e gli è stata cambiata la terapia» esemplifica Martin. Un quadro in cui la dimissione immediata potrebbe non essere adeguata.

Ecco allora l’invio all’Unità Infermieristica per preparare il degente e il suo caregiver. «Gli infermieri istruiranno i familiari su come gestire il catetere, al contempo verrà predisposta l’assistenza territoriale, informato il medico curante per improntare al meglio la domanda di presidi, i controlli programmati e la convalescenza domiciliare» aggiunge il sindacalista Fials. Una sorta di gestione protetta del paziente che avrà il pregio di rendere più efficace la dimissione. «Il rientro a casa, se fatto al momento giusto e creando le basi corrette funziona meglio», conclude Martin, «perché eviterà gli ingressi precoci in ospedale, magari legati al fatto che i trattamenti non sono partiti già al momento del rientro al domicilio». —



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