Afterhours, dal 1997 LIVE/ La recensione

Diciassette anni e non sentirli. Era il ‘97 quando usciva “Hai paura del buio”, un’era musicale fa. Eppure se sabato sera qualcuno fosse stato improvvisamente catapultato al Supersonic, non avrebbe...

Diciassette anni e non sentirli. Era il ‘97 quando usciva “Hai paura del buio”, un’era musicale fa. Eppure se sabato sera qualcuno fosse stato improvvisamente catapultato al Supersonic, non avrebbe certo avuto la sensazione di sentire canzoni vecchie di 17 anni. “Hai paura del buio”, e gli Afterhours, hanno superato la prova più difficile. La discoteca di San Biagio è stata presa d’assalto da trentenni e quarantenni inizialmente disorientati; tra strobo e divanetti difficile immaginare una della band culto dell’indie rock italiano. Eppure durante il live, ha funzionato. Anche la tappa del Supersonic ha fatto il sold out; c’era chi “Hai paura del buio?” l’aveva sentito suonare 17 anni fa e chi se l’era perso, e che, ragione di più, non si è fatto scappare un’occasione irripetibile. Come da copione la scaletta è stata esattamente quella dell’album. All’inizio molti pezzi forti: 1.9.9.6., Male di Miele, Rapace. Il pubblico ha cantato dalla prima all’ultima parola di tutti pezzi, tanto che spesso la voce, perfetta e potente di Manuel Agnelli è stata nascosta dal coro. Il frontman degli Afterhours spesso non ama quando il pubblico tiene il tempo con le mani e intona i pezzi. In passato ha addirittura smesso di cantare per minuti. “Cantate voi allora”, il messaggio. Ieri è caduto nella tentazione solo per pochi secondi durante “Pelle Splendida”, ma si è trattato probabilmente di un omaggio per un pubblico caldissimo, che non si è accontentato di intonare i ritornelli. Ma ha ripetuto strofe, versi, urla, falsetti. Gli Afterhours hanno dimostrato una forma invidiabile, e soprattutto hanno lottato e vinto contro la parabola discendente che colpisce, più volte, i musicisti di una certa età. Manuel ha 48 anni, non è più un giovane rocker. Ma ha la stessa grinta di una volta, non si è “ammosciato” e continua a scrivere e cantare con la stessa cattiveria degli inizi. Almeno così è stato sabato. Gli Afterhours hanno voluto fare proprio tutto come 17 anni fa, anche nel look. Agnelli & co hanno indossato la maschera di Pluto, come nel video “Male di miele” e come avveniva nel primo tour di “Hai paura del buio?”. Il live ha rispettato la visceralità della band: dalle ballate ai pezzi punk, con una poetica estrema, provocatrice. “Forse non è proprio legale sai, ma sei bella vestita di lividi”, uno dei versi di “Lasciami leccare l’adrenalina” che dice molto della poetica di Agnelli. Dopo aver suonato “Hai paura del buio”, dall’inizio alla fine, senza una sosta, senza mai, come da prassi, parlare con il pubblico, la bande nel bis, nel tris, e addirittura nella quarta uscita, ha regalato qualche altra chicca del repertorio. Plastilina, Germi, Padania, Io so chi sono. Per chiudere con “Televisione”. E’ stata una delle ultime occasioni per sentire live un album che ha segnato per sempre il rock alternativo in Italia. Non andava persa.

Federico Cipolla

Argomenti:concerti

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