Addio Kounti, ponte fra le culture

Di origini marocchine, da oltre vent’anni mediatore in carcere
VILLORBA 28/03/2005 INAUGURAZIONE MOSCHEA INAUGURAZIONE CENTRO ISLAMICO A VILLORBA
VILLORBA 28/03/2005 INAUGURAZIONE MOSCHEA INAUGURAZIONE CENTRO ISLAMICO A VILLORBA

Credeva nel dialogo e lavorava per creare un ponte tra le diverse culture. Si è spento a 52 anni, a causa di un male incurabile, Kounti Abderrahmane, mediatore culturale e referente della comunità musulmana della Marca. Originario del Marocco viveva dal 1992 a Treviso, dove aveva fatto della mediazione culturale la sua missione. Appassionato e lungimirante, Kounti operava all'interno del penitenziario di Santa Bona. Nel 1993 avviò il primo progetto di mediazione culturale con i detenuti di fede musulmana, un'iniziativa unica in Italia. Da allora la collaborazione si consolidò per rispondere a nuove sfide. Era in prima linea nel favorire la formazione degli imam, poiché una corretta interpretazione del Corano permette di scongiurare il rischio di radicalizzazione in carcere. «Siamo profondamente addolorati, Kounti era una persona straordinaria, intelligente e solidale, oltreché una risorsa importante per tutte le componenti del nostro istituto», sottolinea Maria Catalano, direttrice dell'Istituto per Minori di Santa Bona. Nella professione come nella vita, Kounti ha saputo far germogliare il dialogo. Condannò con fermezza gli attentati terroristici in Europa e Medio Oriente e scese in piazza per prendere le distanze dal fondamentalismo, invitando l'Islam moderato a schierarsi apertamente contro il terrorismo e a denunciare eventuali derive al suo interno. Credeva nella conoscenza come strumento per superare il pregiudizio e accettava il confronto, sempre, anche su temi spinosi quali l'emancipazione della donna nel mondo musulmano. Guardava preoccupato alla seconda generazione di immigrati e insisteva sulla necessità di sottrarre i giovani dai pericoli del reclutamento jihadista in rete. Nel 2015 propose a Ca' Sugana la creazione di un corso di convivenza civile rivolto ai musulmani e lezioni di arabo aperte a tutti i cittadini. Aveva in serbo un progetto di dialogo interreligioso al Santa Bona. «Mio padre era un uomo speciale che ha aiutato tante persone e questo ci rende orgogliosi di lui» ricorda Nizar, il figlio 17enne, insieme alle sorelle di 15 e 9 anni. Enorme il vuoto lasciato all'interno della famiglia, già in lutto per la recente morte della moglie Halima. In queste ore, come vuole la tradizione musulmana, le donne onorano il defunto con il pianto e gli uomini si trovano per ricordarlo. Nei prossimi giorni verrà comunicata la data di una veglia di preghiera collettiva, l'ultimo saluto prima della rimpatrio della salma in Marocco. Profondo il cordoglio da parte dei fratelli musulmani, di cui si fa portavoce Abdallah Khezraji: «Cercheremo di stare vicini ai figli di Kounti e proseguire i suoi progetti». La cultura come occasione di vicinanza è la sua eredità più preziosa.

Valentina Calzavara

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