Addio a Piero Tagliaferro pioniere della “tribuna”
Nel 1978 aveva guidato la redazione che ha lanciato il nostro giornale Una vita nei quotidiani, alla Ghirada ha fondato la biblioteca dello sport

La
tribuna
perde uno dei suoi pionieri. A Parma è mancato Pierluigi Tagliaferro, giornalista di razza e uomo di sport. Nel 1978, come vicedirettore, era a capo della redazione che dai locali di piazza Ancillotto diede vita a questo giornale, lanciando una iniziativa editoriale di immediato successo, capace di imporsi subito in campo nazionale con l’inchiesta coraggiosa che scoperchiò lo scandalo petroli.
Un nuovo giornale, il simbolo di una nuova stagione di giornalismo. Per le tecnologie innanzitutto: la
tribuna
è stato il primo quotidiano in Italia a usare il computer. E poi sul piano editoriale e culturale: la nascita quell’anno del Mattino di Padova e della
tribuna di Treviso
segnò una rivoluzione, la strategia dei giornali locali voluti da Giorgio Mondadori e dal gruppo Espresso di Carlo De Benedetti e Carlo Caracciolo, la pagina più innovativa del giornalismo italiano del secondo ’900. Con questi giornali il territorio trovava la sua voce più forte e autorevole, una finestra per una società dinamica, in piena evoluzione, che rivendicava spazio, istanze, crescita, riconoscimento. E di questa scommessa risultata vincente Pierluigi è stato certamente un interprete convinto, e fra i più tenaci assertori. Tanto da continuare a indicare il modello-tribuna, quello che gli era rimasto nel cuore dopo tanti anni e altre esperienze, come “il” futuro dei giornali.
Era un gentleman, con uno stile inconfondibile che muoveva da un approccio sempre attento e rigoroso alla professione, e un’attenzione che gli faceva cogliere fermenti. Anche da queste radici la
tribuna
ha attinto forza e prestigio lungo i primi 40 anni, che si appresta a festeggiare nel giugno prossimo, di una vita giornalistica molto attiva.
Tagliaferro aveva cominciato al
Gazzettino
nel 1963, l’anno del Vajont. Da capo, presto, avrebbe guidato le redazioni di Belluno e Vicenza. Nel 1974, la svolta: Piero Ottone lo chiama al
Corriere delle Sera
, a Milano, in una stagione leggendaria, fra le più ricche della storia del giornalismo italiano: le aperture culturali e politiche, il coraggio e l’impegno. Pierluigi lavora accanto alle più grandi firme della cronaca italiana e degli esteri: Antonio Ferrari, Ettore Mo, Fabio Felicetti, Vittorio Monti, Arnaldo Giuliani. Nel giugno 1978 torna in Veneto, chiamato da Giorgio Mondadori e Gruppo Espresso per il lancio della
tribuna
, tre mesi dopo il
Mattino di Padova
con il primo direttore Nino Berruti e il successore Giovanni Valentini: guida una squadra giovane, determinata e coraggiosa, che in poco tempo impone grinta e presenza territoriale della nuova testata, in un Veneto di grandi fermenti editoriali. Due anni memorabili: non a caso il giornale sarà fucina di molte carriere per i cronisti di allora. Nel 1980 torna al
Gazzettino
, caporedattore centrale e poi vicedirettore fino al 1994, quando direttore è Giorgio Lago, con cui vive la stagione del Nordest e del partito dei sindaci. Il congedo dalle redazioni gli apre una nuova fase dedicata a sport e cultura sportiva. Pierluigi suggella la passione per il basket – giocò in gioventù a Treviso e nella A svizzera; fu tedoforo alle Olimpiadi di Cortina nel ’56 – e corona grazie alla famiglia Benetton un’idea sempre covata: una biblioteca dello sport alla Ghirada, prima e unica in Italia, collegata alla consegna di borse di studio per tesi di laurea di argomento sportivo. Nel 2002 scriverà «Dalla pallonessa agli scudetti», Bibbia e storia del basket trevigiano fino alla stagione dei trionfi Benetton al Palaverde. Ma proprio il basket, gli darà la più cocente delusione: l’abbandono della famiglia Benetton e la fine di una saga indimenticabile. Nel 2014, si trasferirà a Parma, dove il figlio Aldo è caporedattore alla
Gazzetta
, e responsabile del sito. Infine la battaglia con la malattia: ieri la resa, con la dignità di sempre. Lascia l’adorata moglie Annaleda, opitergina, i figli Aldo e Giorgio, quest’ultimo docente di storia dell’arte a Warwick. Ad Annaleda, Aldo e Giorgio l’affettuoso abbraccio della grande famiglia della
Tribuna di Treviso
.
Argomenti:tribuna 40
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso
Leggi anche
Video