Addio a Fantin, storia dell’Ascom

Trent’anni alla guida dell’Ascom, dagli anni ’60 al 1993. Un pilastro della vita cittadina e non solo, nel secondo ’900. Uomo di grandissima cultura e di pionieristica capacità di pubbliche relazioni. Personaggio brillante, che scelse prima l’azienda e alla fine l’associazione di categoria, con straordinarie intuizioni sul futuro.
Gino Fantin è spirato la vigilia di Natale. Aveva 92 anni, e non è esagerato dire che ha scritto pagine della storia del commercio cittadino e della Marca, in particolare gli anni del boom.
La storia dice che a soli 25 anni Gino - studente brillantissi mo al liceo e poi all’università - rifiutò una cattedra di assistente alla Sorbona in lettere classiche. Fine umanista, amante dell’oratoria, e lui stesso grandissimo oratore, preferì l’azienda di famiglia, il magazzino all’ingrosso del tessile e dell’abbigliamento, dia alta gamma, e che commerciava anche arredo e tovaglieria. Prima in via Manin, poi in via Pisa (dove sbarcarono poi i magazzini dell’allora Usl 10, oggi 9), infine sotto il cavalcavia della stazione, in via Fratelli Bandiera, il magazzino della famiglia Fantin divenne un riferimento per tutto il settore del tessile.
Per Gino, nel 1964, il trampolino di lancio per la carriera nell’associazionismo. Successe a Dante Ferrarase, e divenne sesto presidente dell’Ascom «Come pochi ha saputo interpretare le istanze dei molti con piccole attività», ricorda oggi Renato Salvadori, che gli sarebbe succeduto nel 1993, quando Fantin decise di passare la mano, «è stato un gigante, uomo di grandi intuizioni e con una fortissima capacità di relazioni».
Nei suoi 29 anni di presidenza Fantin seppe interpretare e accompagnare il progresso economico, con un occhio alle richieste del piccolo commercio, Visse le rivoluzioni fiscali, in primis l’introduzione dell’Iva. Nel settore alimentare profetizzò la rivoluzione dei supermercati, e invitò a fare squadra i casoìni, per far fronte ai colossi in arrivo. Per alcuni anni guidò anche l’Ascom regionale. Suoi bracci destri furono Luciano Danesin e Gimo De Pol. E poi la fittissima rete di relazioni con i potenti di allora, dai ministri (Ferrari Aggradi) al giovane Bernini, dai partiti ai sindaci e alle giunte di Ca’ Sugana.
Nel suo mandato, affrontò le prime pedonalizzazioni nei centri storici, il boom di un Veneto policentrico. Ma anche l’avvento dei primi centri commerciali. E infine il declino della sua azienda, dopo la scomparsa del fratello che ne era colonna portante
Fra le sue grandi passioni, la lettura, la musica, ma anche caccia e numismatica (notevolissima la sua collezione di monete antiche). Uomo coltissimo, liberale dentro, sapeva diffondere le sue infinite conoscenze con garbo e un gusto particolare per la battuta. «Un grandissimo amante della vita, un mattatore alla Gassman», lo ricorda il direttore di Ascom, Piero Tedesco. Anima del Lions Club, fu anche nominato cavaliere del Lavoro dal presidente della Repubblica.
Lascia le figlie Lidia e Paola con Carlo, e i 4 nipoti Silvia, Alessandro, Anna ed Elisa.
I funerali si terranno domani, alle 15, nella chiesa di San Lazzaro. Il corteo muoverà alle 14,45 dall’obitorio dell’ospedale Ca’ Foncello.
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