Addio a don Massimo l’amico dei giovani che amava il futuro

Monsignore e a lungo direttore del “Dante”, aveva 72 anni Una vita tra incarichi importanti e il servizio alla comunità
Di Francesco Dal Mas
Allegranzi Conegliano messa a Monticella Allegranzi Conegliano messa per i sequestrati in Venezuela
Allegranzi Conegliano messa a Monticella Allegranzi Conegliano messa per i sequestrati in Venezuela

CONEGLIANO. Se il più importante sociologo ed economista cattolico, Giuseppe Toniolo, è sugli altari, il merito è soprattutto suo, di monsignor Massimo Magagnin. Se il collegio Dante di Vittorio Veneto ha vissuto un ventennio d’oro, fino a diventare sede universitaria, il merito è ancora suo, del prete di origine coneglianese. Il poliedrico sacerdote è morto, la sera dell’Immacolata, in ospedale a Conegliano. Aveva 72 anni. Nell'aprile del 2012, a pochi giorni dalla beatificazione di Toniolo per la quale molto si era impegnato in qualità di vicepostulatore, riuscendo a scovare e ad accreditare il miracolo che dopo decenni ha fatto decollare la beatificazione del docente pievigino, Magagnin venne colpito da un male improvviso, un aneurisma che ha registrato in seguito complicazioni sempre più severe. Proprio lui, don Massimo, che si presentava come uno dei preti più dinamici della diocesi, e per questo ripetutamente vicino ad una candidatura a vescovo. Don Massimo riuscì a superare quella gravissima crisi ma il suo fisico rimase seriamente provato. Dopo le terapie al Centro riabilitativo della Nostra Famiglia di Barbisano, in questi ultimi anni il monsignore ha vissuto nella propria abitazione a Conegliano assistito in modo continuativo dai familiari e da numerosi amici, fra i quali Sergio Sanson, presidente dell’associazione Camperisti della quale faceva parte lo stesso ecclesiastico. Nato a Conegliano il 14 febbraio 1943, era stato ordinato sacerdote il 25 marzo 1972, fra i Giuseppini del Murialdo, dopo una laurea in filosofia. Da prete novello ed insegnante nelle scuole superiori, Magagnin ha rappresentato per lungo tempo l’anima più innovativa della Chiesa post conciliare; frequentava la Piccola Comunità per tossicodipendenti di don Luigi Vian quando i preti rischiavano di essere messi all’indice solo per superare quell’ingresso. Dal 1987 e fino all’agosto 2006 ha diretto il Collegio vescovile Dante, cercando in tutti i modi di fronteggiare la crisi delle scuole cattoliche, portandovi imprenditori e politici di peso.

A monsignor Magagnin si deve l’arrivo a Vittorio Veneto della stessa università di Padova. Frequentava parecchio, fin dai primi anni 200, il Vaticano, essendo assistente della Fondazione "Centesimus Annus Pro Pontifice", nella quale coagulava i contributi di importanti imprenditori. Don Massimo riscuoteva la fiducia di papa Giovanni Paolo II e dei suoi collaboratori; nel 2000 fu nominato cappellano di sua santità. Nel 2006 l’allora vescovo Zenti lo nominò parroco di Santa Maria delle Grazie a Conegliano, dove si è occupato non solo delle diverse attività pastorali, ma anche dei servizi sociali del quartiere, fino ad ottenere, ad esempio, la riapertura del supermercato per consentire agli anziani di fare la spesa sotto casa. Anziani per i quali aveva fatto predisporre anche una rete radio a bassa frequenza perché potessero partecipare da casa alle celebrazioni liturgiche. «Come non ricordare don Massimo che partiva all’alba per Roma, in auto, e vi ritornava la sera? Ecco, il nostro parroco» testimonia Sergio Dugone «ha pagato il logorio di una vita che era tutta dedizione, prima ai giovani, poi alla parrocchia, quindi al Papa. Ha perso la piena salute incontrando i suoi parrocchiani, alla vigilia della beatificazione del Toniolo a cui aveva dedicato anima e corpo». Sabato mattina, alle 10.30 a Monticella, il funerale, presieduto dal vescovo monsignor Corrado Pizziolo. «È una grave perdita per la Chiesa ma anche per tutta la città che gli aveva dato i natali e che lui rappresentava al meglio» sottolinea il sindaco Floriano Zambon «oggi piangiamo una grande statura di uomo, di prete, di educatore, di insegnante, capace di grandi relazioni umane e di una grande sensibilità sociale, comprese le sue iniziative di rinascita in Albania».

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso