Addio a Da Re, l'inventore dei Bibanesi: ecco la sua «storia buona come il pane»

BIBANO. Giuseppe Da Re, l’artista dei ‘Bibanesi’, non ha mai voluto trasformare i suoi stabilimenti di Bibano e San Vendemiano in impianti “industriali”: avrebbero potuto sfornare certamente notevoli quantità di pane, privo però di quelle caratteristiche di fragranza e appetibilità che sono inscindibili da un metodo di lavorazione artigianale, dove sono le mani a plasmare. L’azienda nel 2018 registrava un fatturato attorno ai 15 milioni di euro, ulteriori prospettive di crescita, e una produzione di 4 milioni di pezzi di Bibanesi al giorno.
Nel corso degli anni l’evoluzione è stata continua, fatta di passione e ricerca. Dal pane si è passati a prodotti del tutto nuovi: un po’ pane e un po’ grissino. Nel 1979, i Da Re trasformano il piccolo panificio artigianale di famiglia in una struttura quasi industriale, che conservava però le caratteristiche di manualità e cura proprie del vero pane tradizionale.
Nel 1989, Giuseppe inventa, sperimenta, definisce e completa un pane nuovo: i Bibanesi. Sono panetti croccanti lavorati a mano che si impongono subito all’attenzione di consumatori più esigenti proprio per le caratteristiche di pregio e genuinità che ne decretano la fortuna. Non si tratta però dell’esito di chissà quale fantasia, ma di un prodotto “tecnologicamente” nuovo, sul quale sono state “trasferite” il know how e le caratteristiche del buon pane fatto a mano di un tempo.
La stiratura della pasta è manuale, la lievitazione avviene a “lieviti lunghi”, totale l’assenza di conservanti e miglioratori. Al tempo stesso il processo produttivo passa per una completa automazione e avanzatissima tecnologia nei procedimenti di dosatura, movimentazione prodotti, confezionamento.
Intorno al 1999, l’azienda cresce ulteriormente e dopo una delicata fase di ridefinizione e riassetto societario, apre nel 2000 una seconda unità produttiva a qualche chilometro dalla sede storica di Bibano, pensata ed avviata per produrre i Bibanesi, dotata di ogni accorgimento per assicurare ai consumatori un prodotto di standard qualitativo elevatissimo, fresco, fragrante, profumato. Ora la Da Re Spa di cui Giuseppe è presidente può a buon diritto fregiarsi del connotato di produttore di garanzia di alta qualità alimentare che il mercato gli ha tributato. Per celebrare i primi 30 anni della sua azienda, nel 2017, Da Re ha voluto un parterre de roi, peraltro quanto mai eterogeneo, dalla cantante Rita Pavone a Mario Capanna, dalla psicologa Vera Slepoj al cuoco Andy Luotto. E per l'occasione, ha presentato lui stesso il libro “Una storia buona come il pane, forse di più” che verrà inviato alle 600 biblioteche scolastiche nella regione.
Per questi panetti lievitati almeno 36 ore, senza conservanti se non l'olio «il nome – ha raccontato l'imprenditore – me lo ha suggerito mia figlia Francesca. Il termine ben si lega al territorio, Bibano, con la corona nel logo in virtù del nome di famiglia». Un incredibile successo.
«Avanti!» fu allora l'augurio di Mario Capanna, uomosimbolo del ’68 e oggi piccolo produttore di olio extravergine monovarietale in Umbria. L’azienda Da Re Spa, infatti, ha attraversato la crisi senza indietreggiare di un passo, forte della bontà offerta è andata consolidandosi produttivamente e, quindi, sul piano occupazionale. Può contare anche su un grande ed efficiente magazzino a Conegliano.
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