Addio a Corbetta L’anima del Ceis sempre dalla parte degli emarginati

La notizia si è sparsa ieri come un fulmine: Daniele Corbetta è morto. Storico direttore del Ceis, il Centro italiano di solidarietà che accoglie i tossicodipendenti, era persona conosciuta, stimata, amata.
«Non ci posso credere», è il commento di tante persone impegnate nel sociale e in ambito ecclesiale e missionario poiché Corbetta era solito trascorrere le “vacanze” accanto agli amici impegnati con i bambini o i malati in Africa, America Latina, Sud est asiatico. A 56 anni se n’é andato in silenzio, senza clamori, nello stile con cui agiva ogni giorno, compiendo grandi imprese senza farlo sapere. Da giovedì non dava notizie di sé e così amici e parenti preoccupati hanno chiamato i carabinieri che domenica, nel giorno di Pasqua, hanno sfondato la porta della sua casa di Carbonera, trovando il corpo senza vita. Daniele è morto per un malore improvviso senza riuscire a chiedere aiuto, ma in attesa di accertamenti rimane un assordante vuoto e un dolore immenso in quanti lo conoscevano. «Era una persona speciale, disponibile, gentile» dicono di lui e del suo sorriso, velato di malinconia. Originario di Besana in Brianza, Corbetta è arrivato al Ceis nel 1993, lavorando a fianco di don Antonio Viale nella fase nascente della cooperativa voluta dai genitori di ragazzi con tossicodipendenze. Prima operatore nel campo dell’accoglienza del Progetto Uomo elaborato da don Mario Picchi, poi referente per la prevenzione nelle scuole, entra nel consiglio d’amministrazione del Ceis e nel 2007 diventa presidente. L’anno scorso, dopo quattro mandati, ha ceduto il testimone a Luca Sartorato, continuando a ricoprire l’incarico di direttore. Era ancora presidente del Cedis, associazione di volontariato che riunisce i genitori dei ragazzi con tossicodipendenze animati dalla voglia di creare un futuro diverso per i propri figli. Sotto la sua guida il Ceis è arrivato ad avere più di 60 dipendenti, gestire 72 posti letto, vari progetti per la promozione della salute mentale coordinati dall’Usl, una casa alloggio a Preganziol e una casa alloggio a Cessalto. Daniele ha sempre vissuto in maniera totalizzante la sua vocazione al servizio degli altri, ricoprendo cariche di responsabilità: dal 2013 al 2016 è stato presidente del Coordinamento Veneto Strutture Terapeutiche e dal 2010 al 2016 consigliere della Federazione Italiana Comunità Terapeutiche.
Nel 2001 lavorava con l’allora direttore Caritas don Bruno Caverzan per creare progetti nel campo della salute mentale a partire dai centri aggregativi Liberamente. Amante delle esperienze di incontro come il Cammino di Santiago o la comunità di Bose, era un grande viaggiatore.
«Questa notizia ci getta nello sconforto», scrive in una nota il consiglio d’amministrazione, che oltre al dolore sente «il bisogno di fare emergere la gratitudine per una persona che ha dedicato la sua vita al Ceis», un punto di riferimento lavorativo e personale non solo per soci e volontari. «Sentiamo la responsabilità di portare avanti quanto costruito: una cooperativa forte, sana, riconosciuta, capace di far lavorare molti giovani e soprattutto di stare vicino alle persone lasciate ai margini della società». L’ultimo progetto di Daniele, la costituzione del gruppo Ri-C.Er.Ka, che mira a rafforzare la storia di tutte le cooperative legate al Ceis, mettendole in grado di rispondere alle nuove sfide del tempo che siamo chiamati a vivere. —
Laura Simeoni
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