Addio a Berdusco il sarto di vip e artisti con l’atelier ad Asolo

ASOLO. Ha confezionato abiti per le star del cinema come Marcello Mastroianni, realizzato vestiti con intrecci d’oro zecchino o pasta di diamanti per eccentrici miliardari.
Ad Asolo, dove era aperto il suo atelier, è stato visto bere Bloody Mary insieme ad Orson Welles.
Daniele Berdusco, uno tra i più importanti sarti italiani, se n’è andato dopo breve malattia ieri mattina all’ospedale di Castelfranco. Originario di Altivole, dove ha sempre abitato, aveva 83 anni e una montagna di ricordi. Membro tra l’altro della prestigiosa associazione “The custom tailors and designers of America” e della Camera europea dell’Alta Sartoria, dirigente della Confartigianato, ha ricevuto premi e riconoscimenti in tutto il mondo.
Forse però quello a cui era più legato gli è stato consegnato nel 2015 a Roma dall’Accademica nazionale dei Sartori. Non sarti, appunto, ma “sartori”, abilissimi artigiani in grado di cucire un vestito come fosse una seconda pelle. Il Premio Vita di Sarto elogiava «il grande impegno, umano e professionale» che Berdusco ha sempre profuso in ogni cosa, sia che lavorasse nella sua sartoria, sia che insegnasse il mestiere ai giovani, operando «con scrupolosa coscienza della più pura tradizione, l’Arte del vestire», insieme agli «alti valori artistici e tecnici dell’artigianato sartoriale italiano».
Le sue creazioni hanno vestito il direttore dei Solisti Veneti Claudio Scimone e famosi artisti come il viennese Hermann Nitsch, conosciuto per le sue provocazioni.
Ha perfino realizzato dei costosi gilet per delle bottiglie di champagne, ordinate dal Principato di Monaco e un abito per l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: un vestito blu con righe chiare, color carta da zucchero.
Il personaggio a cui si sentiva più legato era senza dubbio Mastroianni che secondo lui «superava gli altri in umanità, disponibilità, gentilezza, educazione». E poi c’era «quel matto di Orson Wells» che ha bevuto di fronte al sarto ben 12 cocktail con il pomodoro, condividendo i Bloody Mary nel bar dell’hotel Cipriani ad Asolo. «Io mi sono fermato a quota 5 e barcollavo nel tornare in sartoria», raccontava divertito con gli occhi che brillavano.
In quasi 60 anni di carriera, da quando ha aperto l’atelier di Asolo nel 1961, tante sono state le soddisfazioni: memorabile il congresso mondiale di alta sartoria di Seul del 2014, dove si racconta che gli orientali abbiamo pianto di fronte alle sue creazioni. Daniele Berdusco ha mosso i primi passi nel mondo della sartoria nel suo paese, Altivole. Dalle prime esperienze con un maestro locale è volato negli anni Cinquanta a Milano, capitale della moda, conquistando la fiducia di imprenditori e artisti.
Ciò che lo rendeva unico era la meticolosità con cui tagliava e cuciva, unita alla passione rimasta immutata nel tempo. Ha lavorato fino a quando la malattia non glielo ha impedito.
Tutti lo ricordano ad Asolo entrare elegantemente vestito, sempre impeccabile, nel suo atelier sotto i portici, vicino alla piazza centrale e a due passi dal Teatro Duse, riconoscibile dall’insegna con metro e forbici che ricorda tempi di arti e mestieri, che hanno reso famosa nel mondo la Marca.
Lascia la moglie Francesca (avevano celebrato le nozze d’oro nel 2013), cinque figli, quattro nipoti. I funerali saranno celebrati domani alle 10.30 nella chiesa parrocchiale di Altivole dove stasera alle 20 verrà recitato un Rosario in memoria.
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