Addio a Barbesin, il profeta del radicchio

Aveva 75 anni, trasformò lo spadone e il variegato da umili ortaggi a protagonisti della tavola. Funerali venerdì a Salvarosa
Di Davide Nordio
DeMarchi Castelfranco Ristorante Barbesin morto titolare Onorio Barbesin con la prima moglie il giorno inaugurazione albergo
DeMarchi Castelfranco Ristorante Barbesin morto titolare Onorio Barbesin con la prima moglie il giorno inaugurazione albergo

CASTELFRANCO. È morto ieri mattina all’ospedale San Giacomo Onorio Barbesin, titolare del noto ristorante sulla circonvallazione. 75 anni, è stato colpito da una crisi respiratoria, derivante da pregressi problemi di salute. Lascia i figli Mirco e Luca e la moglie Assunta.

Con lui se ne va un protagonista indiscusso della gastronomia trevigiana e non solo, che potrebbe essere definito il profeta del radicchio a tavola. Usiamo il condizionale, perché sicuramente avrebbe rifiutato di riconoscersi come tale, nel suo carattere molto riservato e quasi insofferente di fronte a un prestigio da tutti riconosciuto e guadagnato sul campo. Fu proprio lui a togliere al radicchio la nomea di prodotto povero e di basso livello, elevandolo a uno dei più ricercati ingredienti, elaborando nel 1962 quello che sarà il primo menù interamente a base dell’ortaggio emblema della Marca nel mondo. E il primo piatto di quel menù era proprio il pasticcio di radicchio castellano. «Posso affermate che questo fu il mio primo e inaspettato successo», dirà anni dopo.

Ma Barbesin fu anche uno dei sei fondatori di Cocofungo, la manifestazione dei ristoranti che nel 1976 cominciò a far assaporare un prodotto che, come il radicchio, non trionfava sulla tavola, tutt’altro. Venne a Giuseppe Maffioli l’idea di nobilitarlo mettendolo al centro di serate a tema. Poco più di dieci anno dopo, stessa sorte toccò anche al radicchio rosso di Treviso e variegato di Castelfranco con una manifestazione che non poteva che chiamarsi Cocoradicchio, sfruttando l’esperienza di quella precedente, sempre con Barbesin in prima fila.

Onorio Barbesin ha vissuto tra sala e cucina fino all’ultimo: le redini del ristorante - con annesso albergo – sono in mano ai figli Mirco e Luca, ma la mano di Onorio nel suo ristorante si è fatta sentire fino a ieri. Qui ha mosso i primi passi nel vero senso della parola.

Dal 1925 infatti era il padre Antonio a gestire una tipica trattoria di campagna a Salvarosa, aiutato dalla moglie Pierina. Onorio nasce nel 1935 e la sua vita è un tutt’uno con quella mescita di vino che si distingueva per qualità e che nel 1945 cominciò a offrire anche “pan e sopressa” fatti in casa. E alla domenica a proporre piatti sempre più innovativo.

Poi nel 1962 la scoperta del radicchio: da allora il ristorante Barbesin ha preso il volo.

Provare a raccontare che cosa sia diventato negli anni è davvero un’impresa: ci si perde nell’album fotografico dove ci sono praticamente tutti i vip dello spettacolo, dello sport, della politica da cinquant’anni a questa parte. Curiosamente poche le foto con Onorio: «semplicemente perché lui non voleva farsi fotografare», spiega il figlio Mirco, «di fatto lo obbligavo io a mettersi in posa». Per lui prima c’era il cliente, vip o meno: «Per lui non c’era alcuna differenza, anche perché stando in cucina non vedeva a chi era destinato il piatto, quindi il cibo doveva essere impeccabile per tutti, indistintamente». I funerali di Onorio Barbesin si terranno venerdì alle 10 nella chiesa parrocchiale di Salvarosa. «Lo vogliamo ricordare in mondo molto semplice», dice Mirco, « soprattutto con gesti di solidarietà».

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