Ad un privato l'Abbazia di Nervesa, scoppia il caso

NERVESA. Piovono gli esposti sulla concessione dell’Abbazia di Sant’Eustachio, per 80 anni, a un privato. Sandro Fontebasso, Matteo Mattiuzzo e Davide Daniel, esponenti del centrosinistra, all’opposizione in consiglio comunale a Nervesa, prima ancora che in Provincia fosse depositata la candidatura dell’imprenditore italo-canadese di origini montelliane Ermenegildo Giusti, hanno chiesto la sospensione del bando di gara, che prevede la gestione dell'edificio in cambio del suo restauro.
Non è che l'ultima battaglia attorno ai ruderi della celebre abbazia, che era andata all’asta anni fa: se l’erano aggiudicata i fratelli Zanatta, imprenditori calzaturieri, che volevano farne un gioiello di famiglia. Eletto sindaco Tartini, il Comune aveva però esercitato il diritto di prelazione, e gli antichi resti erano diventati di proprietà pubblica. Il successore di Tartini, Fiorenzo Berton, l'aveva ereditata nel patrimonio comunale, trasmettendola all'attuale sindaco Fabio Vettori, che ha avuto l'idea della concessione al privato. Per un periodo lunghissimo, 80 anni. L’altro ieri in Provincia è arrivata un’unica offerta, quella di Ermenegildo Giusti. La commissione ne ha preso atto, ma l'analisi della documentazione non è ancora conclusa. Insomma, l’atto di concessione non è stato ancora formalizzato.
Sul bando, come detto, pende un esposto dei consiglieri Fontebasso, Mattiuzzo e Daniel, che si sono rivolti anche a Comune, Provincia, Regione, Sovrintendenza, Autorità Nazionale Anticorruzione, Corte dei Conti. I consiglieri d’opposizione contestano il quadro economico prospettato dal bando e la durata della concessione. «La durata deriva dal quadro economico», spiega Sandro Fontebasso. «è infatti calcolata sul tempo necessario perché il privato rientri del suo investimento. Già nella discussione in consiglio comunale erano emersi parecchi dubbi sul piano economico finanziario ed una successiva analisi più approfondita conferma tale giudizio». Un esempio: lo sfruttamento del marchio. «

Sull'utilizzo esclusivo del marchio “Abbazia” non c'è traccia di nessun metodo di valutazione, limitandosi il bando, nell'ipotesi di minima, a valutarlo 4 mila euro, ed in quella massima 5 mila euro, una sciocchezza», aggiunge Sandro Fontebasso. Nella pratica commerciale e finanziaria consolidata esistono diversi metodi di calcolo del valore di un marchio. Il più comune è quello di praticare una percentuale sulla redditività dello stesso, facendo ricorso alle royalties. In questo caso il concedente, cioè il Comune, lo valuta di scarso valore e, attraverso il bando, lo lascia completamente nelle mani del concessionario, evitandoqualsiasi ipotesi di redditività futura. «Ora attendiamo di vedere, una volta assegnata la concessione, il piano economico finanziario presentato dal privato e poi probabilmente procederemo con un secondo esposto», commenta Fontebasso. E proprio attorno agli effetti dell'esposto presentato dai tre è nato l'ultimo "giallo" sull'Abbazia di Sant'Eustachio.
La stazione appaltante unica, cioè la Provincia, emanatrice del bando predisposto da amministrazione comunale di Nervesa e Sovrintendenza e deputata all'assegnazione della concessione, visto l'esposto, aveva chiesto una sospensione del bando stesso per approfondire il caso. Invece si è proceduto lo stesso ad esaminare l'unica offerta arrivata, lo stesso giorno, da Ermenegildo Giusti. Perché? «Perché il sindaco Vettori ha insistito», si giustifica il presidente della Provincia Leonardo Muraro. «Figurarsi», ribatte Fabio Vettori, «Io mi sono limitato a trasmettere alla commissione le lettere della Mate Engineering che aveva curato il piano finanziario e dell'avvocato Alberto Gaz che aveva dato il parere sulla durata degli 80 anni della concessione, in risposta ai rilievi mossi nell'esposto. Ma la responsabilità di decidere, se procedere o rinviare era tutta della stazione unica appaltante della Provincia, su cui io non potevo certo intervenire. Smentisco che ci sia stata alcuna lettera in cui sollecitavo che si procedesse, assumendomi tutta la responsabilità dell’atto». Vettori esibisce anche le lettere di Mate Engineering e dell’avvocato Gaz. «Allego alla presente le controdeduzioni alle segnalazioni pervenute a codesta stazione unica da parte dei signori Fontebasso e altri due», vi si legge. Nelle sue controdeduzioni l'avvocato fa notare che gli 80 anni erano il periodo massimo di concessione e che dal momento che era previsto un consistente punteggio nella gara per questa voce, la concorrenza tra gli interessati avrebbe portato a trovare soluzioni gestionali efficienti che avrebbero ridotto il numero di anni di concessione. Le controdeduzioni della Mate ribadiscono la validità del piano economico finanziario e anche qui si fa riferimento alla concorrenza tra i candidati. Ma di offerte ne è arrivata solo una.
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