Accusato di aver ucciso moglie e amica, esce dal carcere per insonnia e stress

La tragedia di Paese. Il gip concede a Miglioranza in cella  per duplice omicidio e incendio di trascorrere la detenzione ai domiciliari da un amico
Sergio Miglioranza sul luogo dell'incendio in cui sono morte la moglie e un'amica
Sergio Miglioranza sul luogo dell'incendio in cui sono morte la moglie e un'amica

PAESE. È uscito il 24 marzo dal carcere di Santa Bona Sergio Miglioranza, l’anziano di Paese arrestato dai carabinieri tre settimane fa con l’accusa di incendio aggravato e duplice omicidio della moglie Franca Fava, 68 anni, e dell’amica Fiorella Sandre, 74 anni. Lo ha deciso il giudice delle indagini preliminari Angelo Mascolo, lo stesso che, accogliendo le richieste della procura, lo aveva spedito in carcere. A Miglioranza sono stati concessi gli arresti domiciliari nell’abitazione di un amico che vive nell’hinterland di Treviso.

Il gip ha così accolto l’istanza presentata dai legali di Miglioranza, gli avvocati Rossella Martin e Silvio Piccoli, che avevano richiesto la misura più lieve degli arresti domiciliari in quanto lo stato di salute dell’anziano erano sensibilmente peggiorate a causa della detenzione in carcere. Progressivamente, hanno spiegato nell’istanza i legali, accolta dal gip, Miglioranza aveva perso il sonno ed era costantemente provato da stress emotivo nella cella condivisa con altri detenuti.

L’accoglimento dell’istanza da parte del gip Mascolo, dunque, ha indotto i legali a rinunciare al ricorso ai giudici del tribunale del Riesame che era stato fissato per il 31 marzo.

Nel frattempo le indagini proseguono. Miglioranza era stato arrestato a inizio marzo perché accusato di aver innescato di proposito con una decina di inneschi l’incendio che la notte del 10 giugno 2020 distrusse la villa di via Feltrina 76 a Castagnole di Paese, uccidendo così la moglie Franca e l’amica Fiorella Sandre. Il movente? Voleva riscuotere il premio assicurativo dell’incendio e della conseguente morte della moglie che gli avrebbe fruttato 950mila euro (se non ci fossero stati morti ne avrebbe presi “soltanto” 250mila).

Fatale per Miglioranza sarebbe stato quello che il giudice Mascolo aveva definito nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere “il castello costruito a suon di menzogne” dell’anziano. Fin da subito, la notte della tragedia, i vigili del fuoco e i carabinieri avevano notato la violenza e la rapidità con cui s’erano sviluppate le fiamme. In appena otto minuti la furia devastante delle fiamme avvolse la casa, raggiungendo un’altezza di 20 metri, per poi affievolire rapidamente la propria potenza.

Cosa significava tutto questo agli occhi esperti dei pompieri? La massiccia presenza sul luogo del rogo di sostanze acceleranti, probabilmente benzina, che nulla avevano a che fare con i quintali di materiale ferroso e attrezzi vari che Miglioranza aveva accumulato nel corso degli anni e accatastato attorno alla propria casa.

Secondo i suoi legali, il settantenne non avrebbe mai potuto dar fuoco agli oggetti che da anni accumulava e per i quali aveva un attaccamento addirittura “ossessivo”. Miglioranza ha sempre rivendicato la propria innocenza sostenendo di essersi trovato in casa al momento dello scoppio del rogo e di aver trovato la salvezza attraverso la porta sul retro, nella lavanderia. La maniglia ed i chiavistelli, secondo lui, erano aperti, al contrario di quanto dicono i carabinieri del Ros.. —

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