«Accoglienza profughi È sbagliato dire monopolio delle coop»

Le Confcooperative Federsolidarietà di Belluno e Treviso intervengono sullo spinoso tema dei servizi di accoglienza ai richiedenti asilo. «Le notizie diffuse negli ultimi tempi - premettono - possono...

Le Confcooperative Federsolidarietà di Belluno e Treviso intervengono sullo spinoso tema dei servizi di accoglienza ai richiedenti asilo. «Le notizie diffuse negli ultimi tempi - premettono - possono infatti creare delle generalizzazioni che rendono il clima di lavoro ancora più difficile».

Un primo elemento da chiarire riguarda le differenti compagini che operano nel settore. «Come dimostra la crescita economica di alcune società e imprese profit (si veda l’esempio di Nova Facility srl, erroneamente descritta dai media come una coop) - precisano - il settore non è monopolizzato dalle cooperative, anzi, meno del 50% degli utenti nelle province di Belluno e Treviso è gestito da cooperative. Meno ancora (poco più del 30%) sono le coop che appartengono al movimento associativo di Alleanza delle Cooperative Italiane (coordinamento nazionale delle associazioni di rappresentanza delle cooperative, di cui facciamo parte, e che riunisce Confcooperative, Legacoop, Agci)».

In secondo luogo, secondo Confcoopereative Federsolidarietà di Belluno e Treviso, è importante ribadire una forte diversità nel modello di servizio sostenuto dalla nostra associazione territoriale rispetto a quello su cui si sono normalmente organizzate le imprese profit. «Quest’ultimo modello - precisano - si caratterizza infatti per le forti concentrazioni in strutture pubbliche (spesso caserme) con una logica organizzativa di tipo “industriale”, in cui il risultato economico si ottiene grazie alle economie di scala. È un modello vincente se continua a crescere attraverso l’acquisizione di grandi hub. Dobbiamo ammettere che ad un tale approccio non si sono sottratte alcune cooperative e purtroppo, in taluni casi, questo ha portato ad una palese distorsione della mission mutualistica e solidaristica».

«Il modello di servizio indicato dalla nostra associazione - continuano - è diverso ed è quello contenuto nella cosiddetta “Carta della Buona Accoglienza” che si riassume nel principio “Piccoli numeri, grande integrazione” e predilige appunto come opzione strategica “la presa in carico di gruppi limitati di migranti, da perseguire con un’adeguata sensibilizzazione del territorio in cui i centri, a vario titolo, insistono”. Questo protocollo impone un elevato livello qualitativo nei servizi ai migranti in ogni fase dell’accoglienza, compresa la fase del “post prima accoglienza”». —

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