Abbattuto il cedro di villa Zoppas Nel 1918 fu più forte delle bombe

CONEGLIANO. Ha resistito alle bombe della Grande Guerra, non alla fredda relazione tecnica di un agronomo che lo scorso dicembre lo giudicava «vulnerabile e pericoloso», e per questo da abbattere. Il cedro di Villa Zoppas che faceva ombra alla Fontana del Nettuno, un "Cedrus Deodara" alto 23 metri e con un'età stimata di 150 anni, è stato abbattuto ieri su ordine dei proprietari, i fratelli Enrico, Gianfranco e Maria Teresa Zoppas, tra gli sguardi malinconici dei residenti. «Da storica e da coneglianese, questo è un giorno triste per la mia città» commenta Isabella Gianelloni, consigliere del Pd che nei mesi scorsi si era battuta per un censimento degli alberi storici di Conegliano. Secondo lei e altri cittadini, la vecchiaia del grande cedro andava gestita meglio, senza aspettare che la situazione fosse compromessa, e il suo abbattimento almeno annunciato alla popolazione.
«Il Comune non può dire di no alle esigenze dei privati, approvate dai tecnici e dalla Sovrintendenza» risponde l'assessore Leopoldino Miorin «mi rendo conto che Conegliano perde uno dei luoghi più amati e fotografati, un monumento vivente, ma che era arrivato al capolinea». Ieri mattina in viale Carducci, davanti alla Fontana del Nettuno, si è assistito a una sorta di funerale laico della vecchia pianta, con decine di cittadini con il naso all'insù ad assistere alle operazioni di taglio e a ricordare la storia del cedro. I coneglianesi avevano imparato ad amarlo dopo la Prima Guerra Mondiale: le foto testimoniano che dopo i bombardamenti del 1918 erano rimasti in piedi, in viale Carducci, solo lui e la Fontana dei Cavalli.
Negli ultimi anni la famiglia Zoppas, proprietaria del terreno, ha commissionato una serie di indagini sul cedro. L'ultima, datata dicembre 2015, riferiva di «fessurazioni nella parte apicale e all'altezza delle branche primarie», e terminava con la prescrizione di abbattimento: «Le verifiche effettuate evidenziano la potenziale pericolosità dell'esemplare arboreo dovuta alle anomalie strutturali e ai difetti riscontrati. Gli interventi previsti sono un contributo alla sicurezza delle persone e del fabbricato». «Tutto vero, ma si poteva, anzi si doveva pensarci prima, senza arrivare a questo punto» commenta Gianelloni «abbiamo chiesto, in una mozione, un'indagine sullo stato di salute dei grandi alberi coneglianesi, ma l'idea è stata bocciata. Servono analisi in modo da intervenire per tempo, e invece in questi anni non abbiamo mai visto stanziamenti di bilancio in questo senso, né per piantumare nuovi esemplari al posto di quelli abbattuti. Ci stiamo liberando dei giardini e ci teniamo i palazzi».
Il cantiere per l'abbattimento della pianta è iniziato ieri mattina, con tutte le complicazioni del caso per un "gigante" di 23 metri stretto fra palazzi e strade. L'assessore Miorin spiega perché non si poteva anticipare la notizia ai cittadini: «Non c'erano margini per una concertazione, il terreno è privato e il Comune non può opporsi. È stato fatto tutto quello che era necessario: un'indagine sulle condizioni biologiche e fitosanitarie dell'albero e sulla sua pericolosità. Conegliano perde un pezzetto della sua anima, spiace anche a me, ma la pianta non era più sicura». Un anno fa subì la stessa sorte il pioppo del Cerletti, altro albero caro ai coneglianesi, ma non tanto quanto il cedro di Villa Zoppas. I ragazzi del Liceo Marconi, anni fa, gli dedicarono una ricerca e alcuni versi di Gibran: «Gli affetti del cuore sono come i rami del cedro; se l'albero perde un ramo robusto, soffre, ma non muore». Al suo posto sarà piantato un albero della stessa specie, non sarà la stessa cosa.
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