A Treviso riapre il bar Tiffany, il plateatico è un caso. Dolfin: doppia ammonizione

TREVISO. Al tavolino, sul dehors, sotto il portico antistante il locale. I caffè in tavola, addirittura qualche avventore senza mascherina (e nemmeno per bere il caffè). Se non fosse che qualcuno aveva anche la protezione, sarebbe la scena di prima del coronavirus. E invece era la mattina di venerdì scorso, primo maggio, al Tiffany di Santa Maria del Sile.
C’è chi ci è capitato per caso, e ha mandati agli amici la foto della tazzina con cui ha riassaporato antichi piaceri, non resistendo alla tentazione. E chi, passando davanti al locale, ha immortalato la scena, forse colpito dalla suggestione che la vita fosse tornata quella di prima. Ma raccontano lo abbia fatto anche qualche esponente politico cittadino, e persino qualche altro esercente di locali pubblici, infuriato per quella che ha definito «concorrenza sleale», non esitando a segnalare la “visione” dei tempi andati a qualche associazione di categoria.
Si sa, le rigide norme sull’asporto mal si conciliano con la voglia dei trevigiani di tornare ai vecchi riti della piazza. E ben lo sa anche chi si è mosso all’interno delle regole, come la Caffetteria Teatro Dolfin dell’omonima piazzetta. Sabato i passanti per via Campana, o sul lungo Cagnan intitolato a Comisso non potevano trattenersi dal gettare uno sguardo sulla piazzetta, dove almeno 50-60 avventori consumavano spritz e “ombre”, complice anche la presenza di alcuni fra i più personaggi della piazza, autentiche attrazioni.
Lo stesso sindaco Conte conferma: «Non andava assolutamente bene l’assembramento, anche se le regole erano state rispettate dal bar, nel servire le bevande da asporto. Ho ammonito per ben due volte le titolari, senza comminare multe, perché ho apprezzato l’applicazione rigorosa delle norme. Ma c’è anche l’aspetto del consumo, se poi la gente consuma lì davanti e crea assembramento non ci siamo».
Tutte parole che suonano come un avvertimento per la fase 2 che comincia oggi. E lo stesso primo cittadino ne è consapevole: «Comprendo il desiderio della socialità, la voglia di tutti di tornare alle vecchie abitudini, ma questo non può mai venire prima delle esigenza di cautela e della salute. Mi ha fatto piacere, in questo fine settimana, girare per la città e vedere che solo un paio di persone giravano senza mascherine, i trevigiani hanno capito la situazione e che soprattutto adesso non possiamo permetterci errori e leggerezze, sarebbe un disastro tornare indietro dopo tutti i sacrifici».
La giunta Conte starebbe anche studiando la possibilità, per i locali senza plateatici o che si affacciano su strade tutt’altro che ampie, di poter usufruire di spazi esterni dove “sfogare” il consumo esterno. Sempre a debita distanza, con le mascherine e con tutte le precauzioni. Ma resta il fatto che, in merito agli assembramenti, i gestori fanno oggettivamente fatica a fare anche i controllori. —
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