A Treviso meno invalidi che nel resto d’Italia

La più bassa percentuale  di invalidità in Italia è a Treviso. Cgil: «Qui non ci sono furbetti». Inps e Usl, accordo per una sola commissione medica unificata
10/05/2011 Roma, Forum della Pubblica Amministrazione 2011. Nella foto lo stand dell' INPS
10/05/2011 Roma, Forum della Pubblica Amministrazione 2011. Nella foto lo stand dell' INPS

TREVISO. La Marca è la provincia italiana con la minore incidenza di pensioni di invalidità. Ne beneficiano soltanto 42.161 cittadini su una popolazione di 885.447 abitanti, appena il 4,76 per cento. Nessuno, in Italia, ha una media più bassa (al top della classifica si trova invece Oristano, in Sardegna, con il 14,63 per cento di cittadini invalidi, più di uno su dieci).

I numeri

I dati Istat relativi all’anno 2016, quindi, dicono che i trevigiani sono particolarmente fortunati in quanto a salute, oppure - è la lettura che ne danno le forze sociali e gli addetti ai lavori - che a Treviso i controlli delle commissioni Inps e Usl sulle invalidità sono più severi che altrove. A questo riguardo, l’Usl 2 sta partendo con un progetto pilota, che andrà a regime entro Natale, per semplificare le procedure e accorpare le due visite che, fino a questo momento, andavano effettuate separatamente. In Veneto solo Venezia ha una percentuale di invalidi che si avvicina a quella di Treviso (5,52 per cento), mentre Rovigo si colloca all’altro lato della classifica, con il 7,7 per cento. Gli importi medi a Treviso sono di 12.562 euro l’anno per le pensioni di invalidità, 15.941 per quelle di vecchiaia e anzianità, 5.091 per le invalidità civili e 5.334 per le indennitarie, valori di poco al di sopra della media nazionale. Anche l’anno scorso (quando i dati si riferivano al 2015) Treviso si era rivelata la provincia più virtuosa d’Italia da questo punto di vista, a pari merito con Milano e Venezia.

Controlli accurati

Paolino Barbiero, responsabile Spi Cgil, spiega che «il dato va letto positivamente, dove questi numeri sono molto grandi significa che c’è qualcosa che non funziona». Qui i furbetti sarebbero meno che altrove: «Nella nostra provincia le commissioni prima di dire sì a una richiesta di invalidità valutano con molta attenzione, tanto è vero che abbiamo una elevata frequenza di ricorsi dopo un primo rifiuto, e nella quasi totalità dei casi riusciamo a ribaltare la prima decisione dimostrando che l’invalidità esiste per davvero. La “filiera” dei controlli, però, dimostra di funzionare nel momento in cui, prima di presentare ricorso, chiediamo ai medici se vale la pena o meno. Se ci dicono che non ci sono i presupposti, non andiamo avanti».

Una sola visita

La maggior parte delle invalidità sono derivanti da malattie oncologiche che impediscono lo svolgimento della professione. È complicato invece capire quante delle patologie registrate siano collegate all’attività lavorativa. In provincia di Treviso, Usl 2 e Inps stanno testando per la prima volta la commissione medica unica. In queste settimane primi test, entro Natale il progetto dovrebbe partire a pieno regime. «È un’idea semplice ma molto sentita dai lavoratori» conclude Barbiero, «oggi la richiesta di invalidità impegna una persona per due giorni in due luoghi diversi, riuscire a semplificare l’iter sarà un vantaggio per tutti».

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