A Treviso l'interruzione di gravidanza è un diritto negato

TREVISO. Aborti e medici obiettori, nella Marca la situazione è difficile. Nell’Usl 9 ci sono solo tre medici non obiettori su 17. Tre medici che praticano 285 interruzioni volontarie di gravidanza all’anno. E non va meglio altrove: all’ospedale di Montebelluna si pratica in media un aborto ogni tre giorni, ma a seguire le donne che decidono di interrompere volontariamente la gravidanza ci sono solo due medici. Nel 2015 la coppia di professionisti non obiettori ha dovuto svolgere 263 Ivg. Vale a dire più di 130 interventi ciascuno, eseguiti in day surgery con il metodo “Karman” che prevede l'aspirazione dell'embrione attraverso una cannula. Una mole enorme di lavoro che rischia di relegare i due ginecologi a svolgere quasi esclusivamente la pratica chirurgica dell'aborto, pesante da un punto di vista psicologico e poco stimolante sotto il profilo lavorativo.
Dati che balzano agli occhi dopo che il Comitato per i diritti sociali del Consiglio d'Europa ha bacchettato l'Italia per la mancata applicazione della legge 194/78, che regola l'accesso ai servizi di interruzione volontaria di gravidanza. Una decisione che mette il dito nella piaga dell'obiezione di coscienza. C'è il ruolo puramente sanitario di un medico, chiamato a garantire le cure, e ci sono le motivazioni personali, che portano ad astenersi dal compiere l'Ivg. In Italia il 70% dei medici e degli infermieri è obiettore. All'ospedale di Castelfranco, dove il numero di Ivg è decisamente inferiore (sono state 36 nel 2015), si sfiora l'obiezione di struttura. Il 90% dei ginecologi è obiettore. L'equipe composta da 11 camici bianchi può contare su un solo medico disposto a praticare l'aborto. Anche questo caso riflette tutte le criticità emerse nell'analisi del Consiglio d'Europa, il quale, fotografando la situazione italiana, ha evidenziato come la carenza di non obiettori possa dare luogo a «diversi tipi di svantaggi lavorativi» per questi ultimi. Discriminazioni che vengono confermate da uno dei non obiettori dell'ospedale di Montebelluna, il ginecologo Silvio Tessari. «Ho scelto di non obiettare all'inizio della mia carriera perché ritenevo giusto applicare una legge dello Stato e, in coscienza, aiutare le donne. La scelta di interrompere una gravidanza è sempre dolorosa e se non si dà una mano a queste pazienti le cose possono finire male. C’è chi ha parlato male di me per questo. Ma la mia vera preoccupazione è che tra pochi anni i non obiettori saranno così pochi che la legge sull'Ivg rischia di non reggersi più in piedi».
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso