A Treviso le 80 mila stelle che arrossiscono al freddo, aspettando il Natale

Treviso. Arrossiscono con l'arrivo dell'inverno, quando le giornate si accorciano. Nelle serre di produzione del Barbazza Garden, sulle Grave del Piave a Maserada, stanno fiorendo le stelle di Natale. Sotto alle grandi arcate di vetro ci sono 80 mila piantine: il colpo d'occhio toglie il fiato
agostini agenzia foto film maserada floriculrura trevigiana dei fratelli barbazza
agostini agenzia foto film maserada floriculrura trevigiana dei fratelli barbazza

TREVISO. Arrossiscono con l'arrivo dell'inverno, quando le giornate si accorciano. Vengono dal Messico ma sono diventate il simbolo delle nostre festività dicembrine. Nelle serre di produzione del Barbazza Garden, sulle Grave del Piave a Maserada, stanno fiorendo le stelle di Natale. Sotto alle grandi arcate di vetro ci sono 80 mila piantine: il colpo d'occhio toglie il fiato. Una distesa di rosso che si accende sempre più e vira in decine di tonalità differenti. Il colorato tappeto prosegue con il bianco e poi si scalda nelle tonalità pastello del crema, rosa e albicocca. Sfumature e screziature, ogni pianta ha il suo nome “Noel”, “Ice Punch”, “Christmas Beauty”, “Jubilee Pink”, in questo la botanica assomiglia molto all'alta moda, lancia nuove tendenze a ogni stagione, cerca sempre di meravigliare.



«Il rosso è il colore principale e il più apprezzato dal mercato, ma oggi viene associato a innumerevoli varianti, si tratta di ibridi ottenuti con metodi tradizionali di selezione, che portano le brattee a colorarsi. Infatti il colore della stella di Natale non si deve ai suoi petali bensì alle foglie che circondano il piccolo fiore» spiega l'agronomo Alessandro Ventura, responsabile delle serre Barbazza, tra le realtà più importanti della Marca nel campo della floricoltura.

La coltivazione di questa specie implica una straordinaria programmazione durante i mesi estivi, quando le piante da talea vengono messe a dimora e si sviluppano sotto forma di alberelli, piccoli “cespugli”, piante dalle architetture più o meno minute, ciascuna proporzionata al vaso che la ospita. Sotto la serra il lavorio è continuo, scorrono i carrelli per il controllo delle piantine, una serie di beccucci calati dall'alto garantisce il giusto calore, mentre un sistema di irrigazione recupera l'acqua piovana e innaffia i vegetali.

«La nostra filosofia è coltivare a chilometro zero, la mia famiglia fa questo lavoro dal 1956, prima i nostri genitori e adesso noi figli» sottolinea Angelo Barbazza, uno dei titolari dell'azienda. La serra maseradese esiste dal 1986 è ampia un ettaro e ospita anche ciclamini, azalee e bonsai. Ma la fioritura della stelle di Natale è un qualcosa di unico. «Quando iniziano a colorare si fatica a guardarle» spiega il signor Angelo «man mano che passa il tempo cambiano le tecniche di coltivazione, l'assortimento accoglie continue novità, ma la nostra passione resta invariata. Si tratta di un'attività stagionale con tante variabili, il meteo ma anche la globalizzazione che porta insetti e parassiti».

Da oltre due secoli colore sgargiante e la consistenza di velluto hanno conquistato il mondo. «La stella di Natale è stata scoperta in Centro America nel 1825 dall'ambasciatore Joel Roberts Poinsett, per questo viene chiamata anche “Poinsettia”. Fu lui a farla conoscere negli Stati Uniti tanto che il 12 dicembre lì festeggiano la giornata della stella di Natale» racconta Ventura. Nel giro di pochi anni l'approdo nel vecchio continente, che agli Usa deve pure Babbo Natale così come lo conosciamo. «Viste le loro origini non amano il freddo, per questo è buona regola che la serra sia vicina al commerciante per evitare stress termici alla pianta» spiega Ventura. Un accorgimento che deve essere considerato anche quando il vegetale arriva nelle nostre case. Non serve avere il pollice verde bastano alcune semplici attenzioni. L'esperto consiglia di tenere la pianta in un ambiente luminoso ma mai sotto i 15° e di evitare il ristagno d'acqua nel vaso. Solo così la stella conserverà tutta la sua bellezza.
 

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