A Treviso la cimice divora i frutteti: «Senza soldi per la difesa»

TREVISO. La cimice asiatica si divora le mele di Nervesa, i kiwi di Castelfranco e le pere di Montebelluna, ma gli agricoltori non hanno soldi per difendersi. Perché la crisi del settore morde, perché la grande distribuzione paga la loro frutta sempre meno e sempre più tardi, perché hanno già investito nei sistemi anti grandine e la liquidità è poca: fatto sta che Confagricoltura Treviso sta per chiedere lo stato di calamità in modo da convincere Stato e Regione a mettere mano al portafogli. La situazione è, in alcuni casi, drammatica: ci sono frutteti che hanno perso fino al 50 per cento della loro produzione. In un settore, appunto, già ridotto ai minimi storici per quanto riguarda prezzi di vendita e margini di profitto.
L’infestazione è un cerchio rosso con il centro nei frutteti di Montebelluna e un diametro che si allarga a vista d’occhio, giorno dopo giorno, senza risparmiare nulla: sono state aggredite le ciliegie, le mele, le pere e i kiwi di Caerano San Marco e Maser, poi la frutta coltivata a Nervesa, Arcade e Lovadina, le ultime segnalazioni arrivano da Povegliano e includono noci, verdure, pesche, persino more. La cimice asiatica è un insetto polifago (quindi attacca ogni tipo di coltura) e non stanziale, ha già iniziato a dirigersi verso i grappoli d’uva che stanno maturando e in molti sono pronti a giurare che sarà proprio un (eventuale) attacco massivo ai vigneti di Prosecco, considerati una miniera d’oro da proteggere a tutti i costi, a scatenare la reazione della Regione.
Non è così, al momento, per i proprietari di frutteti della Destra Piave, che si sentono abbandonati a loro stessi: «Mi chiamano ogni giorno tanti agricoltori disperati, gli insetti si sono riprodotti in primavera e ora si vedono a occhio nudo su tutte le piante» spiega Stefania Kofler, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Treviso. «Il tessuto dei frutti in formazione viene succhiato dalle cimici, causando un effetto sughero con deformazione e marcescenza. Tra una decina di giorni convocheremo i frutticoltori per valutare la richiesta dello stato di calamità». Il problema è che alcune misure di protezione, che pure esisterebbero, al momento sono inaccessibili agli agricoltori trevigiani. Da un lato, un discorso di qualità del prodotto: «Non possiamo utilizzare molecole chimiche, perché rispettiamo tutti severi parametri internazionali che non ci consentono di irrorare oltre il consentito: se trovassero tracce di pesticidi nel cibo, non potremmo venderlo». Dall’altro, i noti problemi economici: «Le nostre aziende hanno quasi tutte nuovi impianti e poca liquidità. A questo si aggiunge il fatto che stanno lavorando in perdita perché la grande distribuzione non è affatto puntuale nei pagamenti. Vorremmo visitare i sistemi anti insetti che stanno sperimentando in Piemonte ed Emilia Romagna, ma al momento non ne abbiamo la possibilità. Le perdite del raccolto rischiano di essere ingenti». Le prime a essere raccolte saranno le mele Gala, tra una ventina di giorni, quando sarà già possibile avere un calcolo preciso dei danni. Quindi toccherà alle mele Fuji e Pink Lady, tra le più penalizzate dall’attacco degli insetti.
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