A Treviso Cognonato svuota la piscina: «Nuotano tutti o nessuno»

TREVISO. «Così si porta lo sport, non solo le piscine, al collasso. I ristori promessi dal governo sono briciole, non abbiamo più prospettive». Roberto Cognonato, presidente regionale Federnuoto e gestore della Natatorium di Treviso, allarga le braccia nella vasca svuotata dell’impianto di Santa Bona. Ha appena inviato una lettera al premier Giuseppe Conte, al ministro competente Vincenzo Spadafora, al governatore Luca Zaia e al presidente Anci Veneto Mario Conte: «Le nostre piscine non saranno aperte agli allenamenti degli atleti agonisti. Un’apertura parziale non ci garantirebbe la sostenibilità economica. Ma l’intenzione è dare anzitutto un segnale: chiudere a tutti, per esprimere il disagio che viviamo». L’ultimo Dpcm ha imposto la serrata delle piscine, lasciando aperta la porta ai soli atleti di interesse nazionale; la Fin ha dato un’interpretazione estensiva del decreto: spazio a tutti i tesserati agonisti, non solo le “punte”, considerato che tutti sono impegnati in eventi a carattere nazionale. Ma Cognonato ritiene l’opportunità insensata e l’ha messo nero su bianco.
Piscine svuotate
E dopo la lettera, ha aperto le valvole: la piscina interna della Natatorium è stata svuotata, a Santa Bona e nella sede di Selvana non s’allena più nessuno. Una presa di posizione durissima, un attacco in piena regola. Destinatario il governo. «Vogliamo fare pressione sulle istituzioni, lo sport è stato svilito. Lo trattano come riguardasse una brigata di burloni, eppure ha un valore educativo e sociale importantissimo», il j’accuse di Cognonato. La Fin veneta, in sinergia con Assonuoto, ha voluto dettare una linea precisa. E lo svuotamento della piscina coperta del Natatorium è emblematico: «Una decisione legata pure alla manutenzione dell’impianto. Lasciarlo fruibile solo da pochi atleti non ci ripagherebbe dalle spese».
La protesta
Ci sono strutture, pure nella Marca, che sono rimaste fruibili dai tesserati di alto livello, ma la campagna lanciata da Cognonato non passa inosservata. Nella missiva a Conte e Zaia, si evidenzia come «chiudere le piscine al pubblico, ma tenerle aperte per gli atleti, ci lascia perplessi: forse che tali spazi sono sicuri solo per certe categorie di utenti? Noi crediamo che lo sport appartenga a tutti e non solo ad alcuni: in questi mesi, abbiamo investito per adeguare gli impianti ai protocolli e renderli sicuri per i quasi 400 mila cittadini veneti che si rivolgono quotidianamente alle nostre scuole nuoto. Solo loro la nostra ricchezza: anche per questo motivo restiamo fermi nel proposito di aprire le piscine a tutti o a nessuno».
Gli investimenti a vuoto
Le piscine avevano installato termoscanner e predisposto sanificazioni quotidiane, ma l’applicazione dei rigidi protocolli non è bastata. «Abbiamo fatto grossi investimenti per restare aperti, anche a costo di subire perdite. Volevamo garantire un importante servizio pubblico. Ma ora ci viene inflitta un’ulteriore umiliazione», la severa analisi. Che include pure una serie di richieste: dalla proroga e ampliamento della riduzione degli affitti all’annullamento di utenze e tributi fino a fine emergenza. Sposa la campagna Barbara Pozzobon, campionessa di nuoto in acque libere e stella della Natatorium: «Lo sport è un diritto di tutti. Non ci sono stati focolai nelle piscine, la serrata è stata azzardata».—
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso