A Ponte di Piave nel bosco spuntano i tartufi

Sorpresa, i cani scovano un giacimento del pregiato tubero. Pochi sanno che anche a Ponte di Piave si trova questo tubero profumatissimo e costosissimo

PONTE DI PIAVE. Autunno tempo di funghi e di beccacce, ma anche di tartufi. Pochi sanno che anche a Ponte di Piave si trova questo tubero profumatissimo e costosissimo. Nessuno intende fare concorrenza al Piemonte, che è la regione italiana più ricca di questo prodotto, tanto meno alla cittadina di Alba famosissima per i tartufi bianchi o ad alcune località della dorsale appenninica, ma anche il piccolo centro della Sinistra Piave può essere ricompresa tra i territori di produzione, sebbene in limitate quantità. Ma per poter gustare un buon risotto di tartufi ci vogliono più componenti, oltre ad un bravo cuoco. Come molte specie di funghi, anche questo tubero nasce infatti nelle vicinanze di alberi, in particolare in prossimità di tigli, querce, lecci, roveri, noccioli e carpini. Il problema è che si forma sottoterra, anche a profondità di diverse decine di centimetri. Ecco che per individuarli è assolutamente necessario l'ausilio di un buon cane. In Italia la razza principe per questo tipo di ricerca è quella del lagotto, ma addestrati da cuccioli diventano molto bravi anche tutti i cani da caccia come i pointer, bracchi, cocker, spinoni, breton e griffoni.

A tutt'oggi a Ponte di Piave non esistono né tartufai, né cani da cerca e così la parte del leone la fanno i cacciatori che vengono da altre regioni, in particolare dall'Emilia Romagna. Arrivano alla mattina presto tra ottobre e novembre, liberano i loro animali nelle zone che loro ritengono più adatte solitamente boschetti radi, in quasi totale assenza di piante erbacee o arbustive. Appena il cane comincia a scavare si precipitano sul posto, distraggono l'animale con della carne per evitare che si mangino i tuberi di cui sono ghiottissimi. Quindi, scavano loro a mani nude o con l'ausilio di un piccolo attrezzo in metallo.

Poi, come i cani, si inginocchiano ed annusano la buca per captare l'odore del tartufo e capire a che distanza si trova. Quando finalmente lo recuperano se lo guardano per capire peso e stato di conservazione. «A Ponte di Piave - commentano solitamente molto soddisfatti - nasce il tartufo bianco d'Alba ed è di ottima qualità; alcuni esemplari raggiungono anche una discreta dimensione». Poi, prima di ripartire verso casa, o verso altri luoghi di ricerca, fanno ai curiosi una raccomandazione e che ripetono più volte «ci raccomandiamo silenzio. Non raccontate a nessuno quello che avete visto, perché, altrimenti a Ponte di Piave arriveranno tartufai da mezza Italia».

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