A Ferragosto aperti dieci iper a Treviso
Il gruppo alimentare di Ascom: «I dipendenti hanno il diritto di restare assieme ai propri familiari». Il presidente Salvadori: «In alcuni casi si lavora nei festivi per necessità, ma no ai turni esasperati»

Una signora impegnata a fare la spesa in un supermercato di Roma. VIRGINIA FARNETI - ANSA
TREVISO. Non avranno difficoltà, i trevigiani, a trovare un supermercato aperto il giorno di Ferragosto, un’abitudine (ormai da qualche anno) stavolta ancor più consolidata grazie all’orario continuato adottato da molti dei principali marchi.
Solo per restare a Treviso città, martedì resteranno aperti tutto il giorno il
Panorama di Viale della Repubblica, il Conad di via 4 Novembre, il Lando sulla Feltrina. Ma spostandosi di qu alche chilometro la poss ibilità di scelta si ampia, includendo gli altri due punti vendita Lando a Preganziol e Susegana (dalle 8.30 alle 19, orario continuato), il Despar di vicolo Biscaro dalle 9 alle 13), il Pam di Piazza Borsa (dalle 9 alle 13, e dalle 1 5.30 alle 19.30) e quello di Villorba (9-20), il supermercato Visotto a San Zeno (ma solo al mattino, fino alle 13). Prendendo l’automobile, si raggiunge anche l’iper La Grande I di Castelfranco (ai Giardini del Sole), aperto con orario continuato dalle 9 di mattina alle 8 di sera.

Insomma, si starebbe prima a elencare chi rimane chiuso, e l’ormai consueta apertura “selvaggia” del 15 agosto non fa infuriare soltanto i sindacalisti (Nicola Atalmi, Cgil, aveva dato fuoco alle polveri contestando sui social l’apertura del suo supermercato di quartiere, il Visotto) ma anche gli stessi aderenti ad Ascom. Specie se, come nel caso del responsabile del gruppo alimentare trevigiano Luca Bonato, rappresentano realtà medio piccole: «Siamo totalmente contrari a questo tipo di impostazione», spiega Bonato, «i punti vendita nostri associati sono piccoli e solitamente rimangono chiusi. Non si tratta nemmeno di un danno alla concorrenza: a Ferragosto i clienti sono sempre pochi, piuttosto soffriamo durante il periodo natalizio». Da dove nasce, allora, la contrarietà? «Da una questione etica e morale che coinvolge tutto il mondo del commercio. I dipendenti hanno il diritto, nei giorni festivi, di rimanere assieme ai propri familiari; siamo punti di riferimento per la clientela e il quartiere, ci poniamo a salvaguardia di un modo di intendere il commercio che sta scomparendo, e questi sono aspetti importanti. In ogni caso, i “grandi” che resteranno aperti non ascolteranno di certo noi: servirebbe un intervento a livello statale».
Meno “tranchant” la posizione dei vertici provinciali di Ascom, espressa dal presidente Renato Salvadori: «Non diamo direttive. Abbiamo però predisposto, in tempi non sospetti, un contratto integrativo di lavoro a livello provinciale che utilizza una compensazione per i dipendenti, cioè la possibilità di recuperare in altri giorni della settimana le ore lavorate nei festivi. La base di tutte le considerazioni è un’altra: negli ultimi anni il consumatore ha cambiato completamente la propria modalità di acquistare. È diventato più flessibile. Le aziende e i commercianti fanno i loro conti ogni mese: sanno che devono pagare i dipendenti e far tornare i conti, se per riuscirci sono costretti ad aperture straordinarie, molte volte bisogna fare di necessità virtù».
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