A Conegliano Uno studio sullo sperma per scovare i pesticidi del Prosecco

Conegliano. Prosecco, l’urologo Luigi Montano incontra il direttore generale Benazzi  e propone la possibilità di analizzare gli effetti della chimica sull’uomo
Ferrazza Corbanese vigneti in via Cervano
Ferrazza Corbanese vigneti in via Cervano

CONEGLIANO. Studiare lo sperma di chi vive nella zona del Prosecco per capire gli eventuali danni sulla salute umana provocati dall'uso di fertilizzanti e pesticidi nei vigneti. L'innovativo progetto è stato presentato ieri pomeriggio a Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl di Marca, dal dottor Luigi Montano, uroandrologo della Asl di Salerno e presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana, che sta portando avanti la ricerca sul “seme sentinella” nell'ambito del progetto EcoFoodFertility. L'iniziativa ha già suscitato l'interesse della comunità scientifica internazionale ma non è passata inosservata tra le associazioni del Trevigiano.

Gilberto Carlotto del WWF Altamarca insieme a Ivana Carniel, hanno interpellato l'esperto campano per vedere se è possibile mappare ciò che accade tra i vigneti del Coneglianese, trattati con il più discusso degli erbicidi: il glifosato. «Siamo partiti dalla Terra dei Fuochi che è il simbolo italiano dell'inquinamento e abbiamo messo a punto un modello di studio riconosciuto dal Ministero della Salute che può servire a tutte le popolazioni che vivono in zone a rischio. Si tratta del primo progetto al mondo che valuta il fluido maschile con un duplice scopo: comprendere gli effetti dell'inquinamento e valutare la salute generale del soggetto» spiega il dottor Montano. Il biomonitoraggio che ha messo a punto va ad indagare la presenza di metalli pesanti e altre sostanze dannose nel liquido seminale.

«A differenza del sangue lo sperma è un bioaccumulatore di inquinanti e un biomarcatore ancora più sensibile». La presenza di sostanze nocive o cancerogene nell'organismo ha effetti sulla qualità del seme e quindi sulla fertilità e favorisce l'insorgenza di malattie croniche. Preoccupano ancora di più le mutazioni del dna degli spermatozoi legate a fattori ambientali perché trasmissibili ai figli. Per scattare una fotografia servirebbero un centinaio di campioni e un investimento di circa 200 mila euro. «Andremo ad analizzare lo sperma di soggetti sani dai 18 ai 40 anni, che non fumano e non fanno uso di alcol» sottolinea Montano. Qualora i test confermassero la presenza di inquinanti, si potrebbero attuare una serie di accorgimenti per diminuire i danni da esposizione.

«È ovvio che questo tipo di studi può non piacere a qualcuno, magari agli operatori economici, ma noi siamo ricercatori e applichiamo il metodo scientifico per capire come stanno le cose» aggiunge l'esperto. A margine dell'incontro il direttore dell'Usl di Marca, Francesco Benazzi si dimostra cauto e fa sapere che sottoporrà la proposta a un team aziendale di esperti: «Ho acquisito la documentazione, farò un passaggio con il dipartimento di prevenzione, l'Arpav e il Comitato etico. In secondo luogo faremo un confronto con i produttori del Consorzio. Saranno da valutare anche i costi e le potenzialità del progetto, dato che ci troviamo nella pianura Padana che è una delle aree più inquinate d'Europa».

 

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