A Codroipo una famiglia su tre ha scelto di non regolarizzarsi con le profilassi
Quasi una famiglia su tre, coinvolta nello scandalo delle false vaccinazioni, non si è presentata al Distretto sanitario di Codroipo per regolarizzare le profilassi. La campagna straordinaria per...
Quasi una famiglia su tre, coinvolta nello scandalo delle false vaccinazioni, non si è presentata al Distretto sanitario di Codroipo per regolarizzare le profilassi. La campagna straordinaria per immunizzare i 5.400 bimbi del Medio Friuli seguiti da Emanuela Petrillo, l’assistente sanitaria trevigiana accusata di non aver iniettato i vaccini nel periodo in cui aveva esercitato la professione in Friuli, dal 2009 al 2015, si concluderà nel primo semestre del 2018. Da settembre, infatti, è iniziato il secondo ciclo di dosi e l’agenda degli appuntamenti è completa fino ad aprile. L’“effetto Petrillo”, come è stato ribattezzato dalla task force il caso che ha sconvolto da fine aprile il personale dell’Azienda sanitaria 3 costretto a “salti mortali” per far fronte all’emergenza, «è rientrato nella normalità – dichiara il direttore del dipartimento di prevenzione, Andrea Iob – lasciando spazio agli adempimenti per l’obbligo vaccinali, che ora sono al primo punto all’ordine del giorno». Si sta procedendo ad effettuare la seconda dose di vaccini sui bambini che risultavano totalmente o parzialmente scoperti di ogni tipo di immunizzazione. Le analisi effettuate dal laboratorio del dipartimento di igiene e medicina preventiva del Burlo Garofolo di Trieste avevano messo in luce che su 203 campioni il 75% non aveva ricevuto le profilassi di epatite B e tetano. Per il “principio di precauzione” l’Aas 3 diretta da Pierpaolo Benetollo ha preferito, in base ai primi dati, poi confermati dalla Procura di Udine, richiamare tutti i bambini seguiti nei sei anni dall’operatrice sanitaria, affermando che «fare una vaccinazione in più non comporta alcun rischio per il bambino». Nel dubbio quindi si è preferito ripetere l’operazione. E proprio quella mancata matematica certezza di chi fosse in regola e chi no, ha portato numerosi genitori, 1.500 su 5.400, a non rispondere all’appello dell’Azienda sanitaria, nonostante le chiamate attraverso il call center regionale, le 2.700 lettere spedite a casa delle famiglie che in un primo momento risultavano irreperibili e le centinaia di colloqui per consigliare e convincere mamma e papà a immunizzare il proprio figlio.
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